Gru cenerine nel Delta del Po

Gru cenerine. Data scatto: 15 febbraio 2025. Località: Delta del Po, Italia.  Fotocamera OM-1 Mark II + OM System  M.Zuiko 150-600 F5.0-6.3 IS,  328 mm, efov 657 mm,  1/500 sec, F6.3,  ISO 320, no treppiede (Foto Maurizio Romio)
Coppia di Gru cenerine. Data scatto: 15 febbraio 2025. Località: Delta del Po, Italia.  Fotocamera OM-1 Mark II + OM System  M.Zuiko 150-600 F5.0-6.3 IS,  600mm, efov 1200 mm,  1/800 sec, F6.3,  ISO 500, no treppiede (Foto Maurizio Romio)
Gru cenerine nel Delta del Po.  Data ripresa video: 15 febbraio 2025. Località: Delta del Po, Italia.  Fotocamera OM-1 Mark II + OM System  M.Zuiko 150-600 F5.0-6.3 IS (Maurizio Romio)

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Gru in volo sul Delta del Po. Giornata dedicata alla fotografia naturalistica: https://www.romio.family/2025/02/08/gru-in-volo-sul-delta-del-po-giornata-dedicata-alla-fotografia-naturalistica/

Avifauna in Costabissara (Vicenza). Il Picchio verde

Picchio verde. Green woodpecker

Picchio è il nome comune di vari uccelli che appartengono alla famiglia dei Picidi.

Le specie più note sono il picchio verde (Picus viridis), il picchio cenerino (Picus canus), il picchio nero (Dryocopus martius), il picchio rosso (Dryobates major).

Il nome scientifico del genere Dryobates deriva dal greco antico e sta a indicare il camminare sugli alberi.

Infatti caratteristica del picchio è la capacità di arrampicarsi sugli alberi e di rimanervi aggrappato attraverso l’uso delle forti unghie ricurve.  Altra caratteristica comune della specie è di avere un becco particolarmente forte che gli permette di scalfire le parti tenere di un tronco allo scopo sia di procurarsi  insetti e larve come pure, dopo aver scavato al suo interno una profonda galleria, di costruirsi il nido.

Il picchio verde, ritratto nella foto, è l’unica specie di picchio che normalmente scende a terra. Infatti questo uccello ama nutrirsi a terra di formiche e delle loro uova delle quali è particolarmente ghiotto. Altra caratteristica del picchio verde è quella di farsi sentire nell’ambiente che lo circonda con un suono vocale mentre ad esempio il picchio rosso ama comunicare attraverso il suono che deriva dal suo battere il becco sul tronco degli alberi.

Fotografare il picchio verde non è facile in quanto è particolarmente attento e diffidente. Era da tempo che osservavo, in zona “boschetta” a Costabissara, gli spostamenti dell’esemplare che ho fotografato. Avvicinarmici non è stato facile. Lo attendevo dove in precedenza l’avevo visto e lui regolarmente si posizionava dove io mi ero messo ad aspettarlo la volta precedente. Alla fine sono riuscito a fotografarlo e devo evidenziare che la lunghezza del teleobiettivo che ho usato, l’OM System M.Zuiko ED 150-600mm f/5.0-6.3 IS Sync, micro quattro terzi, equivalente nel formato 35mm ad un teleobiettivo 300-1200mm, mi ha agevolato. Come corpo macchina ho usato l’OM-1 mark II.

Avifauna in Costabissara (Vicenza). The Green Woodpecker

Woodpecker is the common name for various birds belonging to the Picidae family.

The best known species are the green woodpecker (Picus viridis), the ashen woodpecker (Picus canus), the black woodpecker (Dryocopus martius) and the red woodpecker (Dryobates major).

The scientific name of the genus Dryobates derives from the ancient Greek and indicates walking on trees.

In fact, characteristic of the woodpecker is the ability to climb trees and cling to them through the use of strong, curved claws.  Another common characteristic of the species is that it has a particularly strong beak that allows it to scratch the soft parts of a trunk in order both to get insects and larvae and, after digging a deep tunnel inside, to build its nest.

The green woodpecker, pictured here, is the only woodpecker species that normally comes down to the ground. In fact, this bird likes to feed on the ground on ants and their eggs of which it is particularly fond. Another characteristic of the green woodpecker is that it makes itself heard in its surroundings with a vocal sound, while the red woodpecker, for example, likes to communicate through the sound it makes when beating its beak on the trunk of trees.

The green woodpecker is not easy to photograph as it is particularly alert and wary. I had been observing the movements of the specimen I photographed for some time in the ‘boschetta’ area in Costabissara. Approaching it was not easy. I waited for him where I had seen him before, and he regularly positioned himself where I had been waiting for him the previous time. In the end, I managed to photograph him and I must point out that the length of the telephoto lens I used, the OM System M.Zuiko ED 150-600mm f/5.0-6.3 IS Sync, a micro four-thirds lens, equivalent to a 300-1200mm telephoto lens in 35mm format, made it easier. As a camera body I used the OM-1 mark II.

Gli artigli della poiana comune

Poiana comune

“Attenti alla poja”, questa, espressa in dialetto veneto, era l’indicazione, come mi racconta mia mamma Oliva,  che veniva data in passato ai bambini che vivevano nelle fattorie di campagna.

E sì perché questo rapace, la Poiana comune (Buteo buteo Linnaeus, 1758), lungo circa 50-55 cm, con una apertura alare che può arrivare a 128 cm e con un peso che può raggiungere i 1400 grammi, incuteva timore.

Non tanto perché potesse essere di pericolo ai bambini ma in quanto ai bambini era deputato il compito di prestare attenzione durante il giorno alla “poja” affinché non sottraesse i pulcini alla chioccia. Infatti, un tempo, era usuale che le chiocce portassero i loro pulcini ad esplorare gli spazi aperti in prossimità delle fattorie e questo costituiva un pericolo in quanto dall’alto poteva all’improvviso piombare su di loro la Poiana che li avrebbe afferrati e portati via con i poderosi artigli.

Gallo e chioccia con pulcini.

Questo rapace può costituire un ipotetico pericolo per l’uomo solamente se si transita nel periodo della cova, in primavera-estate, nei pressi del nido. In questo caso per difendere i suoi piccoli la Poiana comune potrebbe attaccare chi in quel momento è visto come una minaccia.

Poiana comune

Sempre legato a questo rapace in passato era il detto scherzoso “ma gheto visto la poja?”. Questa frase dialettale veneta veniva verbalizzata nel momento in cui qualcuno si presentava un po’ scosso, magari con i “capelli dritti” per lo spavento appena preso.

Gru in volo sul Delta del Po. Giornata dedicata alla fotografia naturalistica

Stormo di Gru in volo sul Delta del Po. Porto Tolle, 05 02 2025. (Maurizio Romio)

Desideravo da tempo fotografare le Gru.

L’occasione che mi ha permesso di veder realizzata questa mia speranza è stato l’invito da parte di un amico ad un breve viaggio nel Delta del Po all’insegna del birdwatching.

Sapevo che riuscire a vedere e scattare qualche foto a questo grande uccello migratore, le Gru cenerine o eurasiatiche (Grus grus), libere in natura in quest’area, sarebbe stato un po’ difficile però, come si dice, “la speranza è l’ultima a morire” e, se si rimane a casa, magari nella nostra zona “confort”, le opportunità diminuiscono ulteriormente.

Due sono i periodi migratori delle Gru, quello invernale, di novembre e dicembre e quello primaverile, di febbraio e marzo.

In novembre, dicembre le Gru iniziano a migrare dai siti riproduttivi del nord Europa verso i luoghi più temperati della penisola Iberica, le coste del nord Africa e le aree del Medio Oriente. Il viaggio di ritorno, dai siti di svernamento ai siti riproduttivi, inizia invece verso febbraio marzo.

Ecco che allora io e il mio amico, anche lui appassionato di fotografia naturalistica, partiamo di buon mattino verso i luoghi del Delta del Po con la speranza di scattare alcune foto anche a qualche esemplare di Gru cenerina.

Giriamo in auto per le aree vallive intorno alla Sacca degli Scardovari in località di Porto Tolle ma delle Gru nessun segno.

Ci fermiamo presso l’Oasi di Ca’ Mello. Ci addentriamo nell’Oasi e scattiamo qualche foto.

Ad un certo punto il mio amico, più esperto di me nel riconoscimento degli animali, mi dice: “Maurizio, senti questo suono? È il canto delle Gru”.

Usciamo in campo aperto per vedere di localizzare visivamente le Gru.

Purtroppo non riusciamo a vederle e da lì a poco il loro canto si fa sempre più flebile fino a scomparire del tutto. Le Gru si erano allontanate.

Stiamo rientrando a piedi indirizzati al punto di parcheggio della nostra auto ed ecco che in lontananza, alzando lo sguardo al cielo, compare ai nostri occhi uno stormo di Gru costituito da circa una ventina di esemplari.

Sono emozionato.

Scatto qualche fotografia del loro passaggio.

E’ la prima volta che vedo le Gru. In questa occasione le ho viste in volo e non a terra ma ne sono ugualmente felice. Sono fiducioso che avrò ancora l’opportunità di vederle e ritrarre la loro sosta in questi luoghi suggestivi del Delta del Po.

Note: per le fotografie pubblicate ho utilizzato come corpo macchina una OM SYSTEM OM-1 MARK II e come lente il teleobiettivo OM System M.Zuiko ED 150600mm f/5.0-6.3 IS Sync

L’ Oasi Selgea a Zugliano. Una coppia di oche, Rosa e Alfredo

“Rosa” ed “Alfredo” sono i nomi di fantasia di due esemplari di oche che spesso si possono incontrare nel laghetto dell’Oasi Selgea, una riserva naturale collocata al confine tra i tre comuni di Zugliano, Lugo di Vicenza e Fara Vicentino, in provincia di Vicenza.

Un amico di nome Luca, appassionato di fotografia naturalistica, condividendo la mia stessa passione, mi ha invitato a far visita a questa riserva naturale e così, una domenica mattina, assieme, ci rechiamo presso quest’area naturale per scattare qualche foto ai suoi abitanti.

Subito ad accoglierci è venuto “Piero”, un simpatico esemplare di scoiattolo rosso comune, nome scientifico Sciurus vulgaris, che ci osserva curioso dalla sommità di un ramo di un albero.

Scoiattolo rosso

Ecco che, mantenendo lo sguardo verso la cima degli alberi, si nota una coppia di airone cenerino, Ardea cinerea, intenta a preparare il nido che tra poco diventerà la culla dei loro pulcini.

Coppia di Airone cenerino intenta a preparare il nido

Si vede con quanta attenzione e amore il maschio di airone offra un piccolo ramoscello alla compagna per completare il loro nido. Nel caso di questa specie di volatili infatti il nido viene realizzato, già a partire dai primi giorni di febbraio, dalla femmina che intreccia i piccoli rami fornitogli dal maschio.

Scattate alcune foto si prosegue l’itinerario all’interno dell’oasi. Nel mio caso è la mia prima visita a questo ambiente naturale mentre per Luca è un ritorno.

Luca mi racconta che tempo fa ha fatto “amicizia” con due esemplari di oche, un’oca bianca domestica (Anser anser domesticus) e un esemplare di oca canadese (Branta canadensis) che amano trascorrere il loro tempo assieme e che ha battezzato rispettivamente con il nome “Rosa” e “Alfredo”.

La speranza è di rivedere questi due esemplari. Purtroppo osservando lo specchio del lago della coppia non c’è traccia. Cosa supporre?

Forse “Rosa” e “Alfredo”, nella migliore delle ipotesi, se ne sono andati altrove, nella peggiore, forse sono rimasti vittime della trascorsa stagione venatoria.

Stiamo camminando lungo i sentieri, a margine del lago, ed ecco che noto in lontananza, nella parte opposta del lago, quello che a me sembra dall’aspetto un’oca.

Dico a Luca: “guarda Luca, mi sembra di notare in lontananza, sullo specchio del lago, un’oca”.

Luca sembra accendersi d’animo… è “Alfredo!”, mi dice.

Luca inizia a farsi notare con dei richiami da “Alfredo”, che dista da noi una cinquantina di metri.

“Alfredo” sente la voce di Luca e, dapprima un po’ sorpreso ma poi via via sempre più sicuro di sé, inizia la fase di avvicinamento. “Alfredo” si alza in volo e, quasi a “braccia” aperte, atterra difronte a Luca verso il quale si avvicina con fiducia così come quando si rivede un amico dopo tanto tempo.

Luca, come la consuetudine dell’ospitalità vuole, non si presenta all’incontro a mani vuote.

Ma dove sarà la compagna di “Alfredo” battezzata da Luca con il nome “Rosa”?

Di lei non c’è traccia. Triste vedere “Alfredo” nuotare in solitudine sul lago.

Salutiamo “Alfredo” e gli scattiamo, prima di congedarci, qualche foto ricordo.

Oca canadese

A questo punto Luca ed io usciamo dalla riserva naturale e ci incamminiamo lungo l’argine dell’adiacente torrente Astico.

Con felice sorpresa, percorsi poche centinaia di metri, scorgiamo, dentro l’alveo del torrente, in sosta su un lembo di terra, “Rosa”, l’amica e compagna di “Alfredo”.  “Rosa” sta tranquillamente godendosi una bella giornata di sole lungo le rive del torrente.

Oca domestica
Oca domestica (Anser anser domesticus) ripresa nell’alveo del torrente Astico nei pressi dell’Oasi Selgea a Zugliano

“Rosa” e “Alfredo”, lei da una parte lui da un’altra. Che stiano vivendo una crisi di coppia? Più naturale probabilmente che si riservino entrambi dei momenti per se stessi come singoli individui, lei a prendere il sole lungo le rive del torrente Astico, lui a farsi qualche nuotata nel laghetto dell’Oasi Selgea.

In alto i cuori.

Maurizio Romio

Note: le fotografie sono state scattate con una macchina fotografica della OM System, la OM-1 mark-II abbinata al teleobiettivo OM System M.Zuiko ED 150600mm f/5.0-6.3 IS Sync.

Lo scricciolo, un piccolo e vivace uccellino che non resta mai fermo. The wren, a small, lively bird that never stays still.

Lo scricciolo, (Troglodytes troglodytes)  è fra gli uccelli più piccoli che possiamo a volte vedere, magari lungo le siepi accanto alle nostre abitazioni o fra gli arbusti di un fitto sottobosco.

Uccellino dall’ atteggiamento fiero, lo scricciolo, con i sui circa 8-10 cm di grandezza ed un peso di circa 9 grammi, poco più il peso di una moneta da un euro, contende il primato di uccello più piccolo d’ Europa ad un altro volatile di piccole dimensioni, il regolo comune (Regulus regulus), quest’ultimo poco più piccolo dello scricciolo.

Regolo comune (Regulus regulus), il più piccolo uccello d’Europa. Caratteristica sul suo capo la strisciolina color giallo, nel caso di un esemplare femmina, o color arancione nei maschi. Costabissara, dicembre 2024. Foto Maurizio Romio.

Amante dei luoghi umidi e freschi lo scricciolo si sposta in continuazione in cerca di insetti, ragni o piccole larve e dal punto di vista “del fotografo” se lo si vuole fotografare metterà alla prova il nostro tempismo nello scatto.

Di forma rotonda e aggraziata si presenta con una simpatica codina spesso sollevata verso l’alto. Le sue corti ali non gli permettono lunghi voli e perciò è più portato a destreggiarsi fra la vegetazione con piccoli salti da un ramo all’altro.

Diversamente però da quello che la sua piccola taglia potrebbe far supporre il maschio di scricciolo ama intonare un canto dal suono vigoroso udibile spesso a lunga distanza. Questo accade soprattutto nel periodo riproduttivo primaverile quando attraverso il canto attira a sé le femmine e delimita il suo territorio.

Lo scricciolo non corre particolari rischi di estinzione ma può risentire della modificazione antropica dell’ambiente. Infatti nella mia zona di residenza, dove l’ambiente naturale ha subito da parte dell’uomo importanti modificazioni, incontrare questo piccolo uccello, rispetto al passato, è diventato molto più raro.

The wren, a small, lively bird that never stays still.

The wren, (Troglodytes troglodytes) is among the smallest birds we can sometimes see along the hedges of our homes or among the shrubs of dense undergrowth.

At about 8 to 10 cm in size and weighing about 9 grams, slightly more than the weight of a one-euro coin, it contends for the record of Europe’s smallest bird with another tiny bird, the common wren (Regulus ignicapilla), the latter of which is slightly smaller than the wren.

A lover of moist and cool places the wren is constantly moving inside bushes in search of insects, spiders or small larvae and from the “photographic” point of view if we want to photograph it it tests our timing in taking the shot.

Round and graceful in shape and proud in appearance, it presents itself with a cute little tail often raised upward. Its short wings do not allow it long flights and so it is more apt to juggle dense branches with small leaps.

Contrary, however, to what its small size might lead one to suppose, the male wren loves to intone a vigorous-sounding song that is often audible from a long distance. This is especially during the spring breeding season when through song he wishes to attract females and demarcate his territory.

The wren is in no particular danger of extinction but may be affected by anthropogenic modification of the environment. In fact, in my area of residence where the natural environment compared to the past has undergone major modifications by man, encountering this small bird has become much rarer.

Dati di scatto delle immagini/ Image Shooting Data:

Foto Maurizio Romio. Data scatto: gennaio 2025. Località: Costabissara (VI), Italia.  Fotocamera OM-1 Mark II + OM System  M.Zuiko 150-600 F5.0-6.3 IS,  600 mm, efov 1200 mm,  1/250 sec, F6.3,  ISO 250, no treppiede, crop.Date taken: January 2025. Location: Costabissara (VI), Italy.  Camera OM-1 Mark II + OM System M.Zuiko 150-600 F5.0-6.3 IS, 600 mm, efov 1200 mm, 1/250 sec, F6.3, ISO 250, no tripod, crop.  

Foto Maurizio Romio. Data scatto: dicembre 2024. Località: Costabissara (VI), Italia.  Fotocamera OM-1 Mark II + OM System  M.Zuiko 150-600 F5.0-6.3 IS,  391mm, efov 782mm,  1/500 sec, F6.3,  ISO 500, no treppiede, cropDate taken: December 2024. Location: Costabissara (VI), Italy.  Camera OM-1 Mark II + OM System M.Zuiko 150-600 F5.0-6.3 IS, 391mm, efov 782mm, 1/500 sec, F6.3, ISO 500, no tripod, crop

Foto Maurizio Romio. Data scatto: gennaio 2025. Località: Costabissara (VI), Italia.  Fotocamera OM-1 Mark II + OM System  M.Zuiko 150-600 F5.0-6.3 IS,  600mm, efov 1200mm,  1/1600 sec, F6.3,  ISO 10000, no treppiede, cropPhoto Maurizio Romio. Date taken: January 2025. Location: Costabissara (VI), Italy.  Camera OM-1 Mark II + OM System M.Zuiko 150-600 F5.0-6.3 IS, 600mm, efov 1200mm, 1/1600 sec, F6.3, ISO 10000, no tripod, crop.

Un airone bianco maggiore (Ardea alba) ha scelto di passare l’inverno a Costabissara. A great white heron (Ardea alba) has chosen to spend the winter season in Costabissara

E’ da un po’ di tempo che cerco di scattare qualche fermo immagine ad un esemplare di airone bianco maggiore (Ardea alba) che noto stazionare lungo le rogge e nei campi del mio Comune di residenza, Costabissara in provincia di Vicenza.

Circa un mese fa, nel mese di dicembre 2024, sono riuscito a vederlo e fotografarlo in maniera repentina in roggia Contarina e poi non ho più avuto modo di vederlo.

Incontrare questo uccello, soprattutto nella mia zona, è abbastanza raro.

Le coppie nidificanti di airone bianco maggiore presenti nel nostro territorio nazionale sono circa 600 e le aree  prossime alla provincia di Vicenza dove poterlo vedere, con maggiore probabilità, sono le zone umide del Delta del Po, della laguna di Venezia, di Comacchio e Mezzano.

Generalmente gli individui di airone bianco maggiore che svernano in Italia sono provenienti da regioni del centro Europa e dei Balcani, da stati come Austria e Ungheria. Chissà da dove proviene l’esemplare che ho visto.

Giorni fa stavo per l’appunto passeggiando lungo le vie del mio paese quando nei pressi di una roggia ubicata poco lontana dal torrente Orolo, ecco che all’improvviso scorgo un airone bianco maggiore intento a “pescare”.

L’emozione sale… velocemente indirizzo l’obiettivo della mia macchina fotografica, una OM System OM-1 mark II equipaggiata con il super tele micro quattro terzi OM System M. Zuiko 150-600mm, verso l’airone.

Il super tele, la cui massima lunghezza focale se rapportata al formato 35mm è pari a 1200mm, mi permette in fase di ripresa di mantenere una certa distanza dal soggetto e non farlo scappare. L’airone davanti a me continua tranquillamente a sondare con le zampe il fondo della roggia in cerca di possibili prede. Si ciba prevalentemente di anfibi, invertebrati acquatici, pesci e piccoli mammiferi.

Poi all’improvviso vedo l’airone fermarsi ed indirizzare la sua attenzione verso un punto preciso difronte a lui.

Con rapido tempismo sferra l’attacco.

Infila la testa sott’acqua e ricompare con un piccolo pesce trattenuto all’interno del suo becco.

Tra gli uccelli appartenenti alla famiglia degli aironi nella mia zona è invece facile incontrare la garzetta (Egretta garzetta).

Come distinguere un airone bianco maggiore da una garzetta?

Semplice. Oltre che sulle dimensioni, più grande l’airone bianco maggiore rispetto alla garzetta, infatti l’airone bianco maggiore ha una altezza di circa 80-90 cm mentre la garzetta è più piccola, alta circa 50-60 cm, ci si può soffermare ad osservare il colore del loro becco, generalmente giallo nel caso dell’airone bianco maggiore, nero nel caso della garzetta.

Anche il colore dei piedi in queste due specie di uccelli è diverso, abbiamo zampe e piedi neri nel caso dell’airone bianco maggiore, zampe nere ma piedi gialli nel caso della garzetta.

Come ho evidenziato per la ripresa di queste immagini ho utilizzato un corpo macchina e obiettivo della  OM System, la OM-1 mark II equipaggiata con il super tele micro quattro terzi OM System M. Zuiko 150-600mm F5.0‑6.3 Sync IS.

Da appassionato di fotografia naturalistica e sportiva questo abbinamento macchina-obiettivo nel mio caso lo trovo ottimo. La stabilizzazione dell’immagine nell’abbinamento funzionale di questi due elementi può raggiungere i 7 stop e ciò mi permette di fotografare i soggetti con una bassa velocità di otturazione dandomi di conseguenza l’opportunità di avere al momento dello scatto un diaframma più chiuso, bassi ISO e una maggiore profondità di campo. Dalla mia breve esperienza all’uso di questo obiettivo super tele 150-600mm mi sembra di rilevare che i migliori risultati dal punto di vista della definizione delle immagini li sto ottenendo con scatti con una apertura di diaframma intorno a f10.

Ho potuto constatare inoltre che anche nel caso di soggetti in movimento l’abbinamento è super…super veloce a mettere a fuoco i soggetti e seguirne i movimenti.

Di seguito alcune fotografie con abbinamento corpo-macchina OM-1 mark II+OM System M. Zuiko 150-600mm e i dati di scatto.

Garzetta (Egretta garzetta). Foto Maurizio Romio. Data scatto: dicembre 2024. Località: Costabissara (VI), Italia. Fotocamera OM System OM-1 mark II + OM System M. Zuiko 150-600mm F5.0‑6.3 Sync IS, 600 mm, efov 1200 mm, 1/400 sec., f10, ISO 200, no tripod, crop.[Little egret – Egretta garzetta – Shot date: December 2024. Location: Costabissara (VI), Italy. OM System OM-1 mark II + OM System M. Zuiko 150-600mm F5.0-6.3 Sync IS camera, 600 mm, efov 1200 mm, 1/400 sec., f10, ISO 200, no tripod, crop]

Airone cenerino (Ardea cinerea). Foto Maurizio Romio. Data scatto: dicembre 2024, Località: Costabissara (VI), Italia. Fotocamera OM System OM-1 mark II + OM System M. Zuiko 150-600mm F5.0‑6.3 Sync IS, 600 mm, efov 1200 mm, 1/800 sec., f6.3, ISO 250, no tripod, crop.

Grey Heron (Ardea cinerea). Photo Maurizio Romio. Shooting date: December 2024, Location: Costabissara (VI), Italy. OM System OM-1 mark II + OM System M. Zuiko 150-600mm F5.0-6.3 Sync IS camera, 600 mm, efov 1200 mm, 1/800 sec., f6.3, ISO 250, no tripod, crop.

Great White Egret – Ardea alba

A great white heron (Ardea alba) has chosen to spend the winter in Costabissara

For some time I have been trying to take some still images of a specimen of great white heron (Ardea alba) that I notice stationed along the irrigation ditches and in the fields of my municipality of residence, Costabissara in the province of Vicenza, Italy. About a month ago, in December 2024, I was able to see and photograph it suddenly in the Contarina canal and then I never had the opportunity to see it again. Encountering this bird, especially in my area, is quite rare. There are about 600 nesting pairs of great white herons present in our national territory and the areas near the province of Vicenza where you can see it are the wetlands of the Po Delta, the Venice lagoon, Comacchio and Mezzano.

Generally, the individuals of great white herons  that spent winter in Italy come from regions of central Europe and the Balkans, from countries such as Austria and Hungary. Who knows where the specimen I saw came from.

Days ago I was walking along the streets of my town when near a canal located not far from the Orolo stream, I suddenly saw a great white heron intent on “fishing”. The emotion rises… I quickly direct the lens of my camera, an OM system OM-1 mark II equipped with the super telephoto micro four thirds OM System M. Zuiko 150-600mm, towards the heron. The super tele, whose maximum focal length if compared to the 35mm format is equal to 1200mm, allows me to keep a certain distance from the subject during shooting and not let it escape. The heron in front of me continues quietly to probe the bottom of the canal with its paws in search of possible prey. It feeds mainly on amphibians, aquatic invertebrates, fish and small mammals.

Then suddenly I see the heron stop and direct its attention to a precise point in front of it.

With quick timing he launches the attack.

He sticks his head underwater and reappears with a small fish held inside his yellow beak.

Among the birds belonging to the family of the herons in my area it is easy to meet the little egret (Egretta garzetta).

How to distinguish a greater white heron from an egret?

Simple. In addition to the size, the greater white heron is larger than the little egret, in fact the great white heron has a height of about 80-90 cm while the little egret is smaller, about 50-60 cm tall, you can to observe the color of their beak, generally yellow in the case of the great white heron, black in the case of the little egret. The color of the feet in these two species of birds is also different, we have black legs and feet in the case of the great white heron, black legs but yellow feet in the case of the little egret.

As I pointed out, for the shooting of these images I used a camera body and lens from the OM System, the OM-1 mark II equipped with the super telephoto micro four thirds OM System M. Zuiko 150-600mm F5.0-6.3 Sync IS. As a fan of nature and sports photography, I find this camera-lens combination in my case excellent. The image stabilization in the functional combination of these two elements can reach 7 stops and this allows me to photograph subjects with a low shutter speed, consequently giving me the opportunity to have a smaller aperture, low ISO and a greater depth of field at the time of shooting. From my brief experience using this 150-600mm super telephoto lens it seems to me that the best results from the point of view of image definition I am sticking to them with shots with an aperture around f10. I’m also able to see that even in the case of moving subjects the combination is super… super fast to focus on subjects and track their movements.

Altri articoli che ho pubblicato sugli Ardeidi

Una garzetta a pesca: https://www.romio.family/2023/12/27/una-garzetta-a-pesca/

Passeggiando lungo le vie di Costabissara

Passeggiando lungo le vie del mio paese, il comune di Costabissara in provincia di Vicenza, con un po’ di attenzione non è difficile scorgere fra i rami degli alberi un piccolo passeriforme, di dimensioni intorno ai 12 cm,  dai colori sgargianti: il cardellino (nome scientifico Carduelis carduelis).

Il suo piumaggio lo rende immediatamente identificabile: maschera del viso color rosso sangue, testa nera all’apice e bianca ai lati, ali nere con banda gialla.

Questo uccellino si nutre principalmente di semi e quindi per la sua localizzazione è bene prestare attenzione a quelle piante che gli offrono il cibo di cui nutrirsi.

È il caso ad esempio del liquidambar styraciflua, noto anche come albero della gomma dolce, un albero originario del Nord America e presente anche nel nostro comune di Costabissara, un albero molto apprezzato per la sua bellezza e per i suoi splendidi colori autunnali simili a quelli dell’acero.

I frutti del liquidambar sono sferici, prima verdi e poi marroni, e contengono al loro interno i semi di cui il cardellino ama nutrirsi. Questi frutti rimanendo a lungo sulla pianta costituiscono anche nel periodo invernale una importante fonte di nutrimento per molti tipi di uccelli.

Il suo becco corto, appuntito e robusto gli permette di forare i semi di cui si nutre. Nel cardellino il dimorfismo sessuale è facilmente riconoscibile. La mascherina rossa sul viso del maschio va oltre l’occhio mentre nella femmina non supera la sua metà. 

Il suo nome, cardellino, è tratto dal nome della pianta, dei semi della quale ama nutrirsi: il cardo.

Rimanendo nella tradizione, ed in particolare nella tradizione cristiana, si dice che la corona di spine posta sul capo di nostro Signore Gesù, al momento della crocifissione, fosse costituita dai rami irti di spine di questa pianta, il cardo. Un cardellino preso a compassione si adoperò per togliere le spine conficcatesi nella fronte di Gesù;  il sangue di Cristo impregnò le piume del viso del cardellino conferendogli da quel momento il caratteristico colore rosso sangue della sua maschera facciale.

Per la ripresa di queste immagini ho utilizzato la seguente attrezzatura fotografica:

Macchina fotografica: OM System OM-1 mark II

Obiettivi: OM SYSTEM M. Zuiko Digital 150-600mm F5.0-6.3 IS

Nel Comune di Costabissara, in provincia di Vicenza,  è giunto l’ibis sacro

Ibis sacro in volo. Costabissara, 27 12 2024. Foto Maurizio Romio

Solo pochi anni fa il posto più vicino, nel mio caso,  dove poter vedere questo uccello era il Delta del Po.

Ibis sacro. Delta del Po, 25 10 2023. Foto Maurizio Romio

Ora invece alcuni esemplari di ibis sacro li ho fotografati nei pressi della mia abitazione, nel comune di Costabissara.

Gruppo di Ibis sacro. Costabissara, 27 12 2024. Foto Maurizio Romio

Ibis è il nome comune di alcuni tipi di trampolieri appartenenti al sottordine delle Cicogne.

Ibis sacro, Costabissara, 27 12 2024. Foto Maurizio Romio

Diffuso in Africa l’ibis era particolarmente comune nella valle del Nilo ora scomparso da questo habitat.

Un tempo gli antichi Egizi pensavano che l’ibis fosse propiziatorio per le piene del fiume Nilo, molto importanti per l’economia dell’antico Egitto. Quando gli ibis raggiungevano l’Egitto significava che le piene del fiume Nilo erano imminenti. Ecco perché l’ibis era considerato un uccello propiziatorio e sacro. Inoltre si riteneva che la sua presenza contrastasse la proliferazione dei serpenti, animali pericolosi per coloro che lavoravano nei campi.

Ibis sacro in volo. Delta del Po, risaie località Ca’ Mello-Porto Tolle, 25 10 2023. Foto Maurizio Romio

L’ibis sacro è lungo una settantina di centimetri compresa la coda; testa e collo sono privi di penne e sono di un colore nero intenso.  

Un ibis sacro adulto trattiene con il becco una rana; Delta del Po, risaie località Ca’ Mello, Porto Tolle, 25 10 2023. Foto Maurizio Romio

L’ Ibis vive in zone umide ricche di corsi d’acqua. Si nutre di crostacei, molluschi, rettili, insetti, pesci e rane.

I giovani ibis, a differenza degli adulti, hanno il collo e il capo ricoperte da piume bianco nere.

Giovane esemplare di ibis sacro. Delta del Po, 25 10 2023. Foto Maurizio Romio
Ibis sacro. Delta del Po, 25 10 2023. Foto Maurizio Romio
Coppia di ibis sacro. Si noti l’anello giallo per la lettura a distanza e il suo riconoscimento. Delta del Po, risaie località Ca’ Mello-Porto Tolle, 25 10 2023. Foto Maurizio Romio

Le dita anteriori dell’ibis sono collegate da una membrana, mentre il dito posteriore è libero.

Una caratteristica di questo uccello è che presenta nella parte inferiore dell’ala un lembo di pelle nuda priva di piume e di color rosso.

Ibis sacro in volo. Costabissara, 27 12 2024. Foto Maurizio Romio
Quello che può sembrare uno scatto in sequenza in realtà è un singolo scatto che riprende tre ibis distinti. Delta del Po, 25 10 2023. Foto Maurizio Romio

Altri ibis in generale li possiamo trovare ad esempio nell’America tropicale, come l’ibis rosso (Guara guara) dal piumaggio vermiglio; nell’Africa orientale e settentrionale ed in Arabia vive l’ibis eremita (Comatibis eremita), così chiamato perché ama vivere in luoghi isolati, più grande dell’ibis sacro e dal piumaggio nero lucente.

Nella foto un raro esemplare di mignattaio (Plegadis falcinellus) fotografato in data 06 07 2024 nelle risaie di Ca’ Mello, Porto Tolle. Un ibis che generalmente vive nelle zone umide del Mar Nero. (Foto Maurizio Romio)

Per la ripresa di queste immagini ho utilizzato la seguente attrezzatura fotografica:

Macchina fotografica:

Olympus E-M10 Mark III

OM System OM-1 Mark II

Obiettivi:

OLYMPUS M.Zuiko ED 100-400mm F5.0-6.3 IS

OM SYSTEM M. Zuiko Digital 150-600mm F5.0-6.3 IS