Un caro saluto ad un Re del Po della Pila.
Ciao Floriano
Urban blog
E’ da un po’ di tempo che cerco di scattare qualche fermo immagine ad un esemplare di airone bianco maggiore (Ardea alba) che noto stazionare lungo le rogge e nei campi del mio Comune di residenza, Costabissara in provincia di Vicenza.
Circa un mese fa, nel mese di dicembre 2024, sono riuscito a vederlo e fotografarlo in maniera repentina in roggia Contarina e poi non ho più avuto modo di vederlo.
Incontrare questo uccello, soprattutto nella mia zona, è abbastanza raro.
Le coppie nidificanti di airone bianco maggiore presenti nel nostro territorio nazionale sono circa 600 e le aree prossime alla provincia di Vicenza dove poterlo vedere, con maggiore probabilità, sono le zone umide del Delta del Po, della laguna di Venezia, di Comacchio e Mezzano.
Generalmente gli individui di airone bianco maggiore che svernano in Italia sono provenienti da regioni del centro Europa e dei Balcani, da stati come Austria e Ungheria. Chissà da dove proviene l’esemplare che ho visto.
Giorni fa stavo per l’appunto passeggiando lungo le vie del mio paese quando nei pressi di una roggia ubicata poco lontana dal torrente Orolo, ecco che all’improvviso scorgo un airone bianco maggiore intento a “pescare”.
L’emozione sale… velocemente indirizzo l’obiettivo della mia macchina fotografica, una OM System OM-1 mark II equipaggiata con il super tele micro quattro terzi OM System M. Zuiko 150-600mm, verso l’airone.
Il super tele, la cui massima lunghezza focale se rapportata al formato 35mm è pari a 1200mm, mi permette in fase di ripresa di mantenere una certa distanza dal soggetto e non farlo scappare. L’airone davanti a me continua tranquillamente a sondare con le zampe il fondo della roggia in cerca di possibili prede. Si ciba prevalentemente di anfibi, invertebrati acquatici, pesci e piccoli mammiferi.
Poi all’improvviso vedo l’airone fermarsi ed indirizzare la sua attenzione verso un punto preciso difronte a lui.
Con rapido tempismo sferra l’attacco.
Infila la testa sott’acqua e ricompare con un piccolo pesce trattenuto all’interno del suo becco.
Tra gli uccelli appartenenti alla famiglia degli aironi nella mia zona è invece facile incontrare la garzetta (Egretta garzetta).
Come distinguere un airone bianco maggiore da una garzetta?
Semplice. Oltre che sulle dimensioni, più grande l’airone bianco maggiore rispetto alla garzetta, infatti l’airone bianco maggiore ha una altezza di circa 80-90 cm mentre la garzetta è più piccola, alta circa 50-60 cm, ci si può soffermare ad osservare il colore del loro becco, generalmente giallo nel caso dell’airone bianco maggiore, nero nel caso della garzetta.
Anche il colore dei piedi in queste due specie di uccelli è diverso, abbiamo zampe e piedi neri nel caso dell’airone bianco maggiore, zampe nere ma piedi gialli nel caso della garzetta.
Come ho evidenziato per la ripresa di queste immagini ho utilizzato un corpo macchina e obiettivo della OM System, la OM-1 mark II equipaggiata con il super tele micro quattro terzi OM System M. Zuiko 150-600mm F5.0‑6.3 Sync IS.
Da appassionato di fotografia naturalistica e sportiva questo abbinamento macchina-obiettivo nel mio caso lo trovo ottimo. La stabilizzazione dell’immagine nell’abbinamento funzionale di questi due elementi può raggiungere i 7 stop e ciò mi permette di fotografare i soggetti con una bassa velocità di otturazione dandomi di conseguenza l’opportunità di avere al momento dello scatto un diaframma più chiuso, bassi ISO e una maggiore profondità di campo. Dalla mia breve esperienza all’uso di questo obiettivo super tele 150-600mm mi sembra di rilevare che i migliori risultati dal punto di vista della definizione delle immagini li sto ottenendo con scatti con una apertura di diaframma intorno a f10.
Ho potuto constatare inoltre che anche nel caso di soggetti in movimento l’abbinamento è super…super veloce a mettere a fuoco i soggetti e seguirne i movimenti.
Di seguito alcune fotografie con abbinamento corpo-macchina OM-1 mark II+OM System M. Zuiko 150-600mm e i dati di scatto.
Garzetta (Egretta garzetta). Foto Maurizio Romio. Data scatto: dicembre 2024. Località: Costabissara (VI), Italia. Fotocamera OM System OM-1 mark II + OM System M. Zuiko 150-600mm F5.0‑6.3 Sync IS, 600 mm, efov 1200 mm, 1/400 sec., f10, ISO 200, no tripod, crop.[Little egret – Egretta garzetta – Shot date: December 2024. Location: Costabissara (VI), Italy. OM System OM-1 mark II + OM System M. Zuiko 150-600mm F5.0-6.3 Sync IS camera, 600 mm, efov 1200 mm, 1/400 sec., f10, ISO 200, no tripod, crop]
Airone cenerino (Ardea cinerea). Foto Maurizio Romio. Data scatto: dicembre 2024, Località: Costabissara (VI), Italia. Fotocamera OM System OM-1 mark II + OM System M. Zuiko 150-600mm F5.0‑6.3 Sync IS, 600 mm, efov 1200 mm, 1/800 sec., f6.3, ISO 250, no tripod, crop.
Grey Heron (Ardea cinerea). Photo Maurizio Romio. Shooting date: December 2024, Location: Costabissara (VI), Italy. OM System OM-1 mark II + OM System M. Zuiko 150-600mm F5.0-6.3 Sync IS camera, 600 mm, efov 1200 mm, 1/800 sec., f6.3, ISO 250, no tripod, crop.
For some time I have been trying to take some still images of a specimen of great white heron (Ardea alba) that I notice stationed along the irrigation ditches and in the fields of my municipality of residence, Costabissara in the province of Vicenza, Italy. About a month ago, in December 2024, I was able to see and photograph it suddenly in the Contarina canal and then I never had the opportunity to see it again. Encountering this bird, especially in my area, is quite rare. There are about 600 nesting pairs of great white herons present in our national territory and the areas near the province of Vicenza where you can see it are the wetlands of the Po Delta, the Venice lagoon, Comacchio and Mezzano.
Generally, the individuals of great white herons that spent winter in Italy come from regions of central Europe and the Balkans, from countries such as Austria and Hungary. Who knows where the specimen I saw came from.
Days ago I was walking along the streets of my town when near a canal located not far from the Orolo stream, I suddenly saw a great white heron intent on “fishing”. The emotion rises… I quickly direct the lens of my camera, an OM system OM-1 mark II equipped with the super telephoto micro four thirds OM System M. Zuiko 150-600mm, towards the heron. The super tele, whose maximum focal length if compared to the 35mm format is equal to 1200mm, allows me to keep a certain distance from the subject during shooting and not let it escape. The heron in front of me continues quietly to probe the bottom of the canal with its paws in search of possible prey. It feeds mainly on amphibians, aquatic invertebrates, fish and small mammals.
Then suddenly I see the heron stop and direct its attention to a precise point in front of it.
With quick timing he launches the attack.
He sticks his head underwater and reappears with a small fish held inside his yellow beak.
Among the birds belonging to the family of the herons in my area it is easy to meet the little egret (Egretta garzetta).
How to distinguish a greater white heron from an egret?
Simple. In addition to the size, the greater white heron is larger than the little egret, in fact the great white heron has a height of about 80-90 cm while the little egret is smaller, about 50-60 cm tall, you can to observe the color of their beak, generally yellow in the case of the great white heron, black in the case of the little egret. The color of the feet in these two species of birds is also different, we have black legs and feet in the case of the great white heron, black legs but yellow feet in the case of the little egret.
As I pointed out, for the shooting of these images I used a camera body and lens from the OM System, the OM-1 mark II equipped with the super telephoto micro four thirds OM System M. Zuiko 150-600mm F5.0-6.3 Sync IS. As a fan of nature and sports photography, I find this camera-lens combination in my case excellent. The image stabilization in the functional combination of these two elements can reach 7 stops and this allows me to photograph subjects with a low shutter speed, consequently giving me the opportunity to have a smaller aperture, low ISO and a greater depth of field at the time of shooting. From my brief experience using this 150-600mm super telephoto lens it seems to me that the best results from the point of view of image definition I am sticking to them with shots with an aperture around f10. I’m also able to see that even in the case of moving subjects the combination is super… super fast to focus on subjects and track their movements.
Una garzetta a pesca: https://www.romio.family/2023/12/27/una-garzetta-a-pesca/
Passeggiando lungo le vie del mio paese, il comune di Costabissara in provincia di Vicenza, con un po’ di attenzione non è difficile scorgere fra i rami degli alberi un piccolo passeriforme, di dimensioni intorno ai 12 cm, dai colori sgargianti: il cardellino (nome scientifico Carduelis carduelis).
Il suo piumaggio lo rende immediatamente identificabile: maschera del viso color rosso sangue, testa nera all’apice e bianca ai lati, ali nere con banda gialla.
Questo uccellino si nutre principalmente di semi e quindi per la sua localizzazione è bene prestare attenzione a quelle piante che gli offrono il cibo di cui nutrirsi.
È il caso ad esempio del liquidambar styraciflua, noto anche come albero della gomma dolce, un albero originario del Nord America e presente anche nel nostro comune di Costabissara, un albero molto apprezzato per la sua bellezza e per i suoi splendidi colori autunnali simili a quelli dell’acero.
I frutti del liquidambar sono sferici, prima verdi e poi marroni, e contengono al loro interno i semi di cui il cardellino ama nutrirsi. Questi frutti rimanendo a lungo sulla pianta costituiscono anche nel periodo invernale una importante fonte di nutrimento per molti tipi di uccelli.
Il suo becco corto, appuntito e robusto gli permette di forare i semi di cui si nutre. Nel cardellino il dimorfismo sessuale è facilmente riconoscibile. La mascherina rossa sul viso del maschio va oltre l’occhio mentre nella femmina non supera la sua metà.
Il suo nome, cardellino, è tratto dal nome della pianta, dei semi della quale ama nutrirsi: il cardo.
Rimanendo nella tradizione, ed in particolare nella tradizione cristiana, si dice che la corona di spine posta sul capo di nostro Signore Gesù, al momento della crocifissione, fosse costituita dai rami irti di spine di questa pianta, il cardo. Un cardellino preso a compassione si adoperò per togliere le spine conficcatesi nella fronte di Gesù; il sangue di Cristo impregnò le piume del viso del cardellino conferendogli da quel momento il caratteristico colore rosso sangue della sua maschera facciale.
Macchina fotografica: OM System OM-1 mark II
Obiettivi: OM SYSTEM M. Zuiko Digital 150-600mm F5.0-6.3 IS
Solo pochi anni fa il posto più vicino, nel mio caso, dove poter vedere questo uccello era il Delta del Po.
Ora invece alcuni esemplari di ibis sacro li ho fotografati nei pressi della mia abitazione, nel comune di Costabissara.
Ibis è il nome comune di alcuni tipi di trampolieri appartenenti al sottordine delle Cicogne.
Diffuso in Africa l’ibis era particolarmente comune nella valle del Nilo ora scomparso da questo habitat.
Un tempo gli antichi Egizi pensavano che l’ibis fosse propiziatorio per le piene del fiume Nilo, molto importanti per l’economia dell’antico Egitto. Quando gli ibis raggiungevano l’Egitto significava che le piene del fiume Nilo erano imminenti. Ecco perché l’ibis era considerato un uccello propiziatorio e sacro. Inoltre si riteneva che la sua presenza contrastasse la proliferazione dei serpenti, animali pericolosi per coloro che lavoravano nei campi.
L’ibis sacro è lungo una settantina di centimetri compresa la coda; testa e collo sono privi di penne e sono di un colore nero intenso.
L’ Ibis vive in zone umide ricche di corsi d’acqua. Si nutre di crostacei, molluschi, rettili, insetti, pesci e rane.
I giovani ibis, a differenza degli adulti, hanno il collo e il capo ricoperte da piume bianco nere.
Le dita anteriori dell’ibis sono collegate da una membrana, mentre il dito posteriore è libero.
Una caratteristica di questo uccello è che presenta nella parte inferiore dell’ala un lembo di pelle nuda priva di piume e di color rosso.
Altri ibis in generale li possiamo trovare ad esempio nell’America tropicale, come l’ibis rosso (Guara guara) dal piumaggio vermiglio; nell’Africa orientale e settentrionale ed in Arabia vive l’ibis eremita (Comatibis eremita), così chiamato perché ama vivere in luoghi isolati, più grande dell’ibis sacro e dal piumaggio nero lucente.
Macchina fotografica:
Olympus E-M10 Mark III
OM System OM-1 Mark II
Obiettivi:
OLYMPUS M.Zuiko ED 100-400mm F5.0-6.3 IS
OM SYSTEM M. Zuiko Digital 150-600mm F5.0-6.3 IS
Da non confondere con la cinciallegra dal capo nero.
Cincia é il nome comune di molte specie di piccoli passeracei del genere Parus.
Ama vivere sugli alberi dove nidifica nei buchi dei tronchi o nei nidi lasciati incustoditi. Si ciba di insetti, larve e semi.
Molte sono le specie del genere Parus: la cincia mora (Parus ater); la cincia bigia (Parus palustris); la cincia bigia alpestre (Parus atricapillus montanus), che presenta una calotta nera sulla testa, un dorso bruno grigio, un petto e ventre biancastri; la cincia col ciuffo (Parus cristatus mistratus), caratterizzata dalle penne del capo dal colore nero orlate di bianco che possono erigersi; la cincia codone o codibugnolo (Aegithalus caudatus), caratterizzata da una coda molto lunga rispetto al corpo; la cinciallegra (Parus major) che presenta un piumaggio nero sulla testa, guance bianche, un dorso dalla tonalità color verdastro, ali e coda grigio-azzurre, ventre giallo; la cinciarella (Parus coeruleus) caratterizzata dalla calotta della testa dal piumaggio celeste-azzurro e circondata da un collare nero, un dorso verde-giallastro, ali e coda azzurre, ventre giallo.
Not to be confused with the black-headed tit.
Tit is the common name for many species of small passerines of the genus Parus.
It loves to live in trees where it nests in holes in trunks or in nests left unattended. It feeds on insects, larvae and seeds.
There are many species of the genus Parus: the coal tit (Parus ater); the marsh tit (Parus palustris); the Alpine marsh tit (Parus atricapillus montanus), which has a black cap on its head, a grey-brown back, and a whitish chest and belly; the crested tit (Parus cristatus mistratus), characterised by black head feathers edged with white that can stand erect; the long-tailed tit (Aegithalus caudatus), characterised by a tail that is very long in relation to its body; the great tit (Parus major) which has black plumage on the head, white cheeks, a greenish-coloured back, grey-blue wings and tail, and a yellow belly; the blue tit (Parus coeruleus) characterised by a light blue-plumaged head crown surrounded by a black collar, a yellowish-green back, blue wings and tail, and a yellow-plumaged belly.
To take these images I used the following photographic equipment:
Camera: OM System OM-1 mark II
Lens: Telephoto OM SYSTEM M.Zuiko Digital ED 150-600mm F5.0-6.3 IS
Shot locations: Italy, Costabissara (VI)
Warm greetings to the blog visitors.
Maurizio Romio
Nel fare un po’ di pratica all’uso della nuova OM System OM-1 mark II abbinata al supertele OM System ED 150-600mm ho avuto modo di scattare alcune foto ad un gheppio. (Per una migliore visione delle immagini fare un singolo click sulle foto per ingrandirle).
In alcuni scatti ho ripreso il gheppio in volo e mi ha colpito il suo profilo alare.
Cosa si può cogliere osservando il suo profilo alare?
Rifacendomi alle nozioni di aereodinamica nel profilo alare del gheppio si può cogliere ad esempio quello che nel gergo aereonautico viene indicato “Il bordo di attacco” ed il “bordo di uscita”, i due estremi del suo profilo alare.
Possiamo immaginare poi la linea che unisce questi due punti chiamata la “corda alare” cioè la linea retta che unisce il bordo d’attacco con il bordo d’uscita e la linea che delimita superiormente il profilo dell’ala, il così detto “dorso” o la linea che delimita inferiormente il profilo, il “ventre”.
Sappiamo che durante il volo l’aria esercita sul profilo alare una pressione e vediamo come la conformazione del profilo alare del gheppio possa adattarsi e influenzare questa “forza” che preme sul suo profilo.
L’ala sostanzialmente ha due scopi: generare portanza, cioè la forza necessaria a sollevare e mantenere il corpo in aria; in secondo luogo controllare l’inclinazione del corpo verso destra o sinistra, il così detto rollio, e questo mediante parti specifiche che nel caso del nostro gheppio sono rappresentate dalle penne esterne delle sue ali o della sua coda, in aereonautica deputati a questa funzione sono gli “alettoni”.
Quando il profilo alare viene investito dall’aria si generano delle forze aerodinamiche che creano sul ventre una pressione e sul dorso una depressione.
La pressione genera il sostentamento.
Macchina fotografica: OM System OM-1 mark II
Lente: Teleobiettivo OM SYSTEM M.Zuiko Digital ED 150-600mm F5.0-6.3 IS
Luoghi dello scatto: Costabissara (VI) zona umida La Boschetta
Un cordiale saluto ai visitatori del blog.
Maurizio Romio
Da poco ho aggiunto al mio corredo fotografico il recente teleobiettivo della OM System, l’M. Zuiko 150-600mm 5.0-6.3 IS.
Un teleobiettivo, il 150-600mm, con spiccate peculiarità per l’avifauna e quindi mi son detto: “Perché non provarlo direttamente nel suo ambiente più naturale, nel parco naturale del Delta del Po?”
Pubblico quindi di seguito una serie di immagini frutto di questi primi approcci all’uso di questo zoom super tele micro quattro terzi 150-600mm della OM System che, nel formato 35 mm, equivale ad un teleobiettivo 300-1200mm.
Come corpo macchina fotografica ho usato la mia fidata Olympus E-M10 Mark III.
Dal punto di vista meteorologico la giornata dedicata al test presenta una foschia diffusa, una condizione che si presenta di frequente nel mese di novembre, e quindi, “fotograficamente” ci si deve sintonizzare su questa linea d’onda, cercando di cogliere negli scatti ciò che in questo periodo la natura e i suoi “residenti” offrono in termini di colori, situazioni e atmosfera.
Nel corso della giornata ho avuto occasione di scattare alcune immagini ad un rapace molto comune in questi luoghi del Delta del Po, la Poiana comune, nome scientifico Buteo buteo Linnaeus, 1758.
Osservando la Poiana comune nel suo ambiente naturale ho potuto cogliere alcuni aspetti dei suoi momenti di caccia.
Eccola ritratta appoggiata su un punto di osservazione dominante dal quale osserva l’ambiente circostante pronta a scattare verso una possibile preda.
Nelle due immagini che seguono invece possiamo notare una poiana comune nascosta fra l’erba mentre scruta la folta vegetazione di un piccolo corso d’acqua.
Oppure la possiamo cogliere in volo lungo le sponde di un argine
Nell’immagine seguente vediamo una poiana ferma a terra in un punto dove il colore marrone predominante del suo piumaggio si mimetizza con il colore dell’ambiente circostante (click sull’immagine per ingrandire)
In natura incontrare una nutria selvatica albina è molto raro. L’albinismo è una mutazione genetica poco presente nel regno animale e consiste nell’assenza della melanina, la sostanza che dà colore alla pelle, ai capelli e agli occhi con lo scopo di proteggere questi organi dalla luce solare.
Per questo motivo chi presenta questa forma di anomalia genetica è più a rischio di sopravvivenza, sia perché meno difeso difronte alle malattie e sia perché l’animale albino che vive in natura è più vulnerabile ai suoi predatori data la sua poca mimetizzazione nell’ambiente in cui vive.
Ecco perché in natura è estremamente raro incontrare un animale selvatico albino.
Macchina fotografica: Olympus E-M10 Mark III
Lente: Teleobiettivo OM SYSTEM M.Zuiko Digital ED 150-600mm F5.0-6.3 IS
Luoghi dello scatto: Sacca degli Scardovari – Porto Tolle (Rovigo)
Un cordiale saluto ai visitatori del blog. Maurizio Romio
Lo scorso fine settimana ho avuto occasione di scattare, in un laghetto situato nel Comune di Costabissara, alcune foto ad una coppia di giovani cigni.
Sono due fratelli, molto uniti fra di loro, introdotti in questo laghetto nel 2019.
Non so il loro nome o se mai ne hanno alcuno, però un nome da dar loro ce l’avrei. Li chiamerei…
Macchina fotografica: Olympus E-M10 Mark III
Obiettivo: M.Zuiko 150-600mm F5.00-6.3 IS
Come da tradizione il primo albero di Natale è quello allestito dalla natura.
(Foto scattata con Olympus E-M10 Mark III + M. Zuiko 150-600mm F5.0-6.3 IS)
Di seguito alcuni scatti effettuati utilizzando il medesimo corpo macchina e il teleobiettivo M. Zuiko 150-600mm F5.0-6.3 IS da poco aggiunto al mio corredo fotografico.