Quando a Costabissara si usava la monega e la fogàra

Le tradizioni di una volta.

Quando a Costabissara si usava la “monega” e la “fogàra”.

In un passato non molto lontano a Costabissara c’era chi durante l’inverno per scaldare le lenzuola del letto usava due oggetti: la “fogàra” e la “monega”.

I più giovani potranno chiedersi che cosa sono questi strumenti.

Vediamoli allora assieme.

La fogara è un contenitore in terracotta o in metallo per le braci ardenti.

In cucina una volta era di uso comune la stufa a legna. Come prodotto della combustione della legna si ottenevano le braci. Le braci, distese sul piano del camino,  potevano essere usate per cucinare qualche salsiccia o fetta di  salame ai ferri oppure potevano essere utilizzate per riempire appunto la “fogara”.

Sul fondo della “fogara” si metteva un po’ di cenere, poi le braci ardenti che a loro volta venivano coperte da altra cenere.

 

(nella foto la fogara con le braci)

Cosa serviva la fogara?

La fogara abbinata alla monega serviva per riscaldare le coperte del letto.

La monega era una struttura in legno, dotata di due ampi archi e con una base di metallo.

(Foto della monega)

 

Gli archi della “monega” servivano per mantenere le coperte del letto leggermente rialzate mentre sulla base di metallo della “monega” si appoggiava la fogara.

La monega e la fogara venivano così poste sotto le coperte.

 

Durante le fredde notti invernali nelle camere da letto di un tempo, dotate allora di serramenti tutt’altro che ermetici, si riusciva in questo modo ad ottenere un calore particolare ed inimitabile.

Quando a Costabissara si andava a spinaroli

Ho chiesto a mio figlio  se sa cosa sono i “spinaroli”. 

Mi ha risposto di no.

Probabilmente a Costabissara sono pochi i ragazzi che lo sanno.

I “spinaroi” o “spinaroli” sono i rovi,  arbusti  tutti pieni di spine, come il rovo di macchia,  con fiori color bianco-rosa e frutti neri chiamati  more,  che crescono nel sottobosco e che a volte  formano delle vere e proprie siepi.

Durante l’inverno non più di 80  anni fa  per molti ragazzi e ragazze  di Costabissara i spinaroli costituivano una fonte di guadagno, misera ma pur sempre meglio di quel  niente con il quale molti dovevano convivere.  Con il permesso del proprietario  si andava  a tagliarli nel sottobosco. Gli spinaroli, raccolti  in fascine, venivano  poi  venduti al fornaio che li usava come combustibile per il forno.

Bisognava fare attenzione che in queste fascine di  spinaroli non finisse  qualche, seppur piccolo,   ramo d’albero…   se il proprietario del bosco se ne accorgeva…  potevano essere guai.

Su quest’epoca tra la fine del 1800 e i primi del 1900  il regista  Ermanno Olmi nel suo film “L’Albero degli zoccoli”, ambientato nella campagna bergamasca del 1898 , quando  per esempio a questa data  mio nonno Costante Zaupa  aveva 1 anno e mio nonno Ermenegildo Romio  ne aveva 10,  ha ben sottolineato quali erano le condizioni di vita di una famiglia contadina.

Dedicato ad Ermanno Olmi e al  suo film   c’è anche un sito web amatoriale (www).alberodeglizoccoli.net al quale rinvio per quanti volessero cogliere qualche ulteriore spunto storico e umano  di quest’epoca vissuta  in prima persona da molti nostri famigliari, nonni o bisnonni.

Maurizio Romio

La vigilia di Natale

Vigilia di Natale in famiglia a Costabissara.

Si, lo posso dire. Ho passato una bella vigilia.

Ho preparato delle lumache alla Borgogna. Le ho mangiate solamente io… la tradizione è confermata.

Mio padre Tarcisio  mi raccontava che alla vigilia di Natale,  quasi 70 anni fa, per mio nonno Ermenegildo era tradizione preparare alla vigilia di Natale … le lumache.

Ho voluto riproporre in famiglia  questa tradizione… le tradizioni sono importanti..
Mio padre mi diceva che non a tutti in famiglia le lumache piacevano…. Infatti a distanza di 80 anni.. mia moglie e i miei figli hanno preferito mangiare altre cose… come da tradizione.

Maurizio Romio

Le origini delle Famiglie dei Romio a Costabissara

Le origini delle famiglie dei Romio a Costabissara

Quali sono le origini dei Romio a Costabissara?

Prima di approfondire questo argomento proviamo a rispondere alla seguente domanda:

Qual’è l’origine del cognome Romio?

Si può presumere che originariamente il nome Romio fosse legato alla città di Roma con il significato “io provengo da Roma,  io sono cittadino di Roma”.

Nell’antica Grecia il nome Rhomaios (Rhom-ios) si usava per indicare una persona che abitava o che proveniva da Roma.

Romioi, cioè romani, o Romios,  se ci si riferiva al singolo individuo, venivano chiamati gli  abitanti di Costantinopoli, città  che per un periodo storico fu capitale dell’ Impero Romano.

Si può quindi ipotizzare che il nome Romio trovi la sua origine nell’antica città di Roma.

Lasciamo ora il passato.

Ritorniamo ai giorni nostri e alla nostra realtà locale… lasciamo la Roma di un tempo e torniamo al  bel paese della provincia di Vicenza chiamato Costabissara.

Come sono arrivati i Romio a Costabissara?

La cosiddetta “soca” dei Romio a Costabissara, termine dialettale con il quale si indica la base dell’albero formata da una parte del tronco e dalle radici,  è costituita da Ermenegildo Romio (nato nel 1888)  e sua moglie Ermelinda Minati (nata nel 1889)  giunti a Costabissara nel 1932 provenienti dalla vicina località  di Montemezzo di Sovizzo.

Ermenegildo e Ermelinda  hanno  dato alla luce dieci figli….

Emilia Romio (1913), Giuseppe Romio, Maria Romio, Elvira Romio, Bruno Romio, Maria Romio, le gemelle Ottavia e Margherita Romio, Annunziata Romio e Tarcisio Romio.

Tarcisio Romio,  tempo fa ha ripercorso l’itinerario fatto dai suoi famigliari.

I genitori Ermenegildo Romio e Ermelinda Minati hanno abitato inizialmente  a  Sovizzo,  in località  Montemezzo.  L’abitazione è oggi (2010)  trasformata in agriturismo. Situata in via Valdiezza, in prossimità dell’incrocio tra Montemezzo e Monteviale, provenendo da Sovizzo questa fattoria la si nota sulla destra.

Da lì  i genitori si sono trasferiti per un breve periodo più a monte sempre in località Montemezzo.

Da Montemezzo  la famiglia, si  trasferisce nel novembre del 1932 definitivamente a Costabissara in località Le Scure, in via San Valentino. (Il nome di questa località, le Scure,  diriva dal fatto che al tramonto  è una zona in ombra in quanto a ridosso di una collina)

In questa casa la famiglia di Ermenegildo Romio ha vissuto fino al 1961.

Casa dei Romio in località le Scure a Costabissara (1942)

Un particolare: a quel tempo era tradizione per molte famiglie traslocare in prossimità dell’ 11 novembre, nel giorno di  San Martino.

Ancora oggi è in uso nelle nostre zone il detto “hai fatto San Martino” con il significato di  “hai traslocato”.

Maurizio Romio