Gru cenerine nel Delta del Po

Gru cenerine. Data scatto: 15 febbraio 2025. Località: Delta del Po, Italia.  Fotocamera OM-1 Mark II + OM System  M.Zuiko 150-600 F5.0-6.3 IS,  328 mm, efov 657 mm,  1/500 sec, F6.3,  ISO 320, no treppiede (Foto Maurizio Romio)
Coppia di Gru cenerine. Data scatto: 15 febbraio 2025. Località: Delta del Po, Italia.  Fotocamera OM-1 Mark II + OM System  M.Zuiko 150-600 F5.0-6.3 IS,  600mm, efov 1200 mm,  1/800 sec, F6.3,  ISO 500, no treppiede (Foto Maurizio Romio)
Gru cenerine nel Delta del Po.  Data ripresa video: 15 febbraio 2025. Località: Delta del Po, Italia.  Fotocamera OM-1 Mark II + OM System  M.Zuiko 150-600 F5.0-6.3 IS (Maurizio Romio)

Altri articoli pubblicati che riguardano le Gru cenerine

Gru in volo sul Delta del Po. Giornata dedicata alla fotografia naturalistica: https://www.romio.family/2025/02/08/gru-in-volo-sul-delta-del-po-giornata-dedicata-alla-fotografia-naturalistica/

Gru in volo sul Delta del Po. Giornata dedicata alla fotografia naturalistica

Stormo di Gru in volo sul Delta del Po. Porto Tolle, 05 02 2025. (Maurizio Romio)

Desideravo da tempo fotografare le Gru.

L’occasione che mi ha permesso di veder realizzata questa mia speranza è stato l’invito da parte di un amico ad un breve viaggio nel Delta del Po all’insegna del birdwatching.

Sapevo che riuscire a vedere e scattare qualche foto a questo grande uccello migratore, le Gru cenerine o eurasiatiche (Grus grus), libere in natura in quest’area, sarebbe stato un po’ difficile però, come si dice, “la speranza è l’ultima a morire” e, se si rimane a casa, magari nella nostra zona “confort”, le opportunità diminuiscono ulteriormente.

Due sono i periodi migratori delle Gru, quello invernale, di novembre e dicembre e quello primaverile, di febbraio e marzo.

In novembre, dicembre le Gru iniziano a migrare dai siti riproduttivi del nord Europa verso i luoghi più temperati della penisola Iberica, le coste del nord Africa e le aree del Medio Oriente. Il viaggio di ritorno, dai siti di svernamento ai siti riproduttivi, inizia invece verso febbraio marzo.

Ecco che allora io e il mio amico, anche lui appassionato di fotografia naturalistica, partiamo di buon mattino verso i luoghi del Delta del Po con la speranza di scattare alcune foto anche a qualche esemplare di Gru cenerina.

Giriamo in auto per le aree vallive intorno alla Sacca degli Scardovari in località di Porto Tolle ma delle Gru nessun segno.

Ci fermiamo presso l’Oasi di Ca’ Mello. Ci addentriamo nell’Oasi e scattiamo qualche foto.

Ad un certo punto il mio amico, più esperto di me nel riconoscimento degli animali, mi dice: “Maurizio, senti questo suono? È il canto delle Gru”.

Usciamo in campo aperto per vedere di localizzare visivamente le Gru.

Purtroppo non riusciamo a vederle e da lì a poco il loro canto si fa sempre più flebile fino a scomparire del tutto. Le Gru si erano allontanate.

Stiamo rientrando a piedi indirizzati al punto di parcheggio della nostra auto ed ecco che in lontananza, alzando lo sguardo al cielo, compare ai nostri occhi uno stormo di Gru costituito da circa una ventina di esemplari.

Sono emozionato.

Scatto qualche fotografia del loro passaggio.

E’ la prima volta che vedo le Gru. In questa occasione le ho viste in volo e non a terra ma ne sono ugualmente felice. Sono fiducioso che avrò ancora l’opportunità di vederle e ritrarre la loro sosta in questi luoghi suggestivi del Delta del Po.

Note: per le fotografie pubblicate ho utilizzato come corpo macchina una OM SYSTEM OM-1 MARK II e come lente il teleobiettivo OM System M.Zuiko ED 150600mm f/5.0-6.3 IS Sync

L’ Oasi Selgea a Zugliano. Una coppia di oche, Rosa e Alfredo

“Rosa” ed “Alfredo” sono i nomi di fantasia di due esemplari di oche che spesso si possono incontrare nel laghetto dell’Oasi Selgea, una riserva naturale collocata al confine tra i tre comuni di Zugliano, Lugo di Vicenza e Fara Vicentino, in provincia di Vicenza.

Un amico di nome Luca, appassionato di fotografia naturalistica, condividendo la mia stessa passione, mi ha invitato a far visita a questa riserva naturale e così, una domenica mattina, assieme, ci rechiamo presso quest’area naturale per scattare qualche foto ai suoi abitanti.

Subito ad accoglierci è venuto “Piero”, un simpatico esemplare di scoiattolo rosso comune, nome scientifico Sciurus vulgaris, che ci osserva curioso dalla sommità di un ramo di un albero.

Scoiattolo rosso

Ecco che, mantenendo lo sguardo verso la cima degli alberi, si nota una coppia di airone cenerino, Ardea cinerea, intenta a preparare il nido che tra poco diventerà la culla dei loro pulcini.

Coppia di Airone cenerino intenta a preparare il nido

Si vede con quanta attenzione e amore il maschio di airone offra un piccolo ramoscello alla compagna per completare il loro nido. Nel caso di questa specie di volatili infatti il nido viene realizzato, già a partire dai primi giorni di febbraio, dalla femmina che intreccia i piccoli rami fornitogli dal maschio.

Scattate alcune foto si prosegue l’itinerario all’interno dell’oasi. Nel mio caso è la mia prima visita a questo ambiente naturale mentre per Luca è un ritorno.

Luca mi racconta che tempo fa ha fatto “amicizia” con due esemplari di oche, un’oca bianca domestica (Anser anser domesticus) e un esemplare di oca canadese (Branta canadensis) che amano trascorrere il loro tempo assieme e che ha battezzato rispettivamente con il nome “Rosa” e “Alfredo”.

La speranza è di rivedere questi due esemplari. Purtroppo osservando lo specchio del lago della coppia non c’è traccia. Cosa supporre?

Forse “Rosa” e “Alfredo”, nella migliore delle ipotesi, se ne sono andati altrove, nella peggiore, forse sono rimasti vittime della trascorsa stagione venatoria.

Stiamo camminando lungo i sentieri, a margine del lago, ed ecco che noto in lontananza, nella parte opposta del lago, quello che a me sembra dall’aspetto un’oca.

Dico a Luca: “guarda Luca, mi sembra di notare in lontananza, sullo specchio del lago, un’oca”.

Luca sembra accendersi d’animo… è “Alfredo!”, mi dice.

Luca inizia a farsi notare con dei richiami da “Alfredo”, che dista da noi una cinquantina di metri.

“Alfredo” sente la voce di Luca e, dapprima un po’ sorpreso ma poi via via sempre più sicuro di sé, inizia la fase di avvicinamento. “Alfredo” si alza in volo e, quasi a “braccia” aperte, atterra difronte a Luca verso il quale si avvicina con fiducia così come quando si rivede un amico dopo tanto tempo.

Luca, come la consuetudine dell’ospitalità vuole, non si presenta all’incontro a mani vuote.

Ma dove sarà la compagna di “Alfredo” battezzata da Luca con il nome “Rosa”?

Di lei non c’è traccia. Triste vedere “Alfredo” nuotare in solitudine sul lago.

Salutiamo “Alfredo” e gli scattiamo, prima di congedarci, qualche foto ricordo.

Oca canadese

A questo punto Luca ed io usciamo dalla riserva naturale e ci incamminiamo lungo l’argine dell’adiacente torrente Astico.

Con felice sorpresa, percorsi poche centinaia di metri, scorgiamo, dentro l’alveo del torrente, in sosta su un lembo di terra, “Rosa”, l’amica e compagna di “Alfredo”.  “Rosa” sta tranquillamente godendosi una bella giornata di sole lungo le rive del torrente.

Oca domestica
Oca domestica (Anser anser domesticus) ripresa nell’alveo del torrente Astico nei pressi dell’Oasi Selgea a Zugliano

“Rosa” e “Alfredo”, lei da una parte lui da un’altra. Che stiano vivendo una crisi di coppia? Più naturale probabilmente che si riservino entrambi dei momenti per se stessi come singoli individui, lei a prendere il sole lungo le rive del torrente Astico, lui a farsi qualche nuotata nel laghetto dell’Oasi Selgea.

In alto i cuori.

Maurizio Romio

Note: le fotografie sono state scattate con una macchina fotografica della OM System, la OM-1 mark-II abbinata al teleobiettivo OM System M.Zuiko ED 150600mm f/5.0-6.3 IS Sync.

Un airone bianco maggiore (Ardea alba) ha scelto di passare l’inverno a Costabissara. A great white heron (Ardea alba) has chosen to spend the winter season in Costabissara

E’ da un po’ di tempo che cerco di scattare qualche fermo immagine ad un esemplare di airone bianco maggiore (Ardea alba) che noto stazionare lungo le rogge e nei campi del mio Comune di residenza, Costabissara in provincia di Vicenza.

Circa un mese fa, nel mese di dicembre 2024, sono riuscito a vederlo e fotografarlo in maniera repentina in roggia Contarina e poi non ho più avuto modo di vederlo.

Incontrare questo uccello, soprattutto nella mia zona, è abbastanza raro.

Le coppie nidificanti di airone bianco maggiore presenti nel nostro territorio nazionale sono circa 600 e le aree  prossime alla provincia di Vicenza dove poterlo vedere, con maggiore probabilità, sono le zone umide del Delta del Po, della laguna di Venezia, di Comacchio e Mezzano.

Generalmente gli individui di airone bianco maggiore che svernano in Italia sono provenienti da regioni del centro Europa e dei Balcani, da stati come Austria e Ungheria. Chissà da dove proviene l’esemplare che ho visto.

Giorni fa stavo per l’appunto passeggiando lungo le vie del mio paese quando nei pressi di una roggia ubicata poco lontana dal torrente Orolo, ecco che all’improvviso scorgo un airone bianco maggiore intento a “pescare”.

L’emozione sale… velocemente indirizzo l’obiettivo della mia macchina fotografica, una OM System OM-1 mark II equipaggiata con il super tele micro quattro terzi OM System M. Zuiko 150-600mm, verso l’airone.

Il super tele, la cui massima lunghezza focale se rapportata al formato 35mm è pari a 1200mm, mi permette in fase di ripresa di mantenere una certa distanza dal soggetto e non farlo scappare. L’airone davanti a me continua tranquillamente a sondare con le zampe il fondo della roggia in cerca di possibili prede. Si ciba prevalentemente di anfibi, invertebrati acquatici, pesci e piccoli mammiferi.

Poi all’improvviso vedo l’airone fermarsi ed indirizzare la sua attenzione verso un punto preciso difronte a lui.

Con rapido tempismo sferra l’attacco.

Infila la testa sott’acqua e ricompare con un piccolo pesce trattenuto all’interno del suo becco.

Tra gli uccelli appartenenti alla famiglia degli aironi nella mia zona è invece facile incontrare la garzetta (Egretta garzetta).

Come distinguere un airone bianco maggiore da una garzetta?

Semplice. Oltre che sulle dimensioni, più grande l’airone bianco maggiore rispetto alla garzetta, infatti l’airone bianco maggiore ha una altezza di circa 80-90 cm mentre la garzetta è più piccola, alta circa 50-60 cm, ci si può soffermare ad osservare il colore del loro becco, generalmente giallo nel caso dell’airone bianco maggiore, nero nel caso della garzetta.

Anche il colore dei piedi in queste due specie di uccelli è diverso, abbiamo zampe e piedi neri nel caso dell’airone bianco maggiore, zampe nere ma piedi gialli nel caso della garzetta.

Come ho evidenziato per la ripresa di queste immagini ho utilizzato un corpo macchina e obiettivo della  OM System, la OM-1 mark II equipaggiata con il super tele micro quattro terzi OM System M. Zuiko 150-600mm F5.0‑6.3 Sync IS.

Da appassionato di fotografia naturalistica e sportiva questo abbinamento macchina-obiettivo nel mio caso lo trovo ottimo. La stabilizzazione dell’immagine nell’abbinamento funzionale di questi due elementi può raggiungere i 7 stop e ciò mi permette di fotografare i soggetti con una bassa velocità di otturazione dandomi di conseguenza l’opportunità di avere al momento dello scatto un diaframma più chiuso, bassi ISO e una maggiore profondità di campo. Dalla mia breve esperienza all’uso di questo obiettivo super tele 150-600mm mi sembra di rilevare che i migliori risultati dal punto di vista della definizione delle immagini li sto ottenendo con scatti con una apertura di diaframma intorno a f10.

Ho potuto constatare inoltre che anche nel caso di soggetti in movimento l’abbinamento è super…super veloce a mettere a fuoco i soggetti e seguirne i movimenti.

Di seguito alcune fotografie con abbinamento corpo-macchina OM-1 mark II+OM System M. Zuiko 150-600mm e i dati di scatto.

Garzetta (Egretta garzetta). Foto Maurizio Romio. Data scatto: dicembre 2024. Località: Costabissara (VI), Italia. Fotocamera OM System OM-1 mark II + OM System M. Zuiko 150-600mm F5.0‑6.3 Sync IS, 600 mm, efov 1200 mm, 1/400 sec., f10, ISO 200, no tripod, crop.[Little egret – Egretta garzetta – Shot date: December 2024. Location: Costabissara (VI), Italy. OM System OM-1 mark II + OM System M. Zuiko 150-600mm F5.0-6.3 Sync IS camera, 600 mm, efov 1200 mm, 1/400 sec., f10, ISO 200, no tripod, crop]

Airone cenerino (Ardea cinerea). Foto Maurizio Romio. Data scatto: dicembre 2024, Località: Costabissara (VI), Italia. Fotocamera OM System OM-1 mark II + OM System M. Zuiko 150-600mm F5.0‑6.3 Sync IS, 600 mm, efov 1200 mm, 1/800 sec., f6.3, ISO 250, no tripod, crop.

Grey Heron (Ardea cinerea). Photo Maurizio Romio. Shooting date: December 2024, Location: Costabissara (VI), Italy. OM System OM-1 mark II + OM System M. Zuiko 150-600mm F5.0-6.3 Sync IS camera, 600 mm, efov 1200 mm, 1/800 sec., f6.3, ISO 250, no tripod, crop.

Great White Egret – Ardea alba

A great white heron (Ardea alba) has chosen to spend the winter in Costabissara

For some time I have been trying to take some still images of a specimen of great white heron (Ardea alba) that I notice stationed along the irrigation ditches and in the fields of my municipality of residence, Costabissara in the province of Vicenza, Italy. About a month ago, in December 2024, I was able to see and photograph it suddenly in the Contarina canal and then I never had the opportunity to see it again. Encountering this bird, especially in my area, is quite rare. There are about 600 nesting pairs of great white herons present in our national territory and the areas near the province of Vicenza where you can see it are the wetlands of the Po Delta, the Venice lagoon, Comacchio and Mezzano.

Generally, the individuals of great white herons  that spent winter in Italy come from regions of central Europe and the Balkans, from countries such as Austria and Hungary. Who knows where the specimen I saw came from.

Days ago I was walking along the streets of my town when near a canal located not far from the Orolo stream, I suddenly saw a great white heron intent on “fishing”. The emotion rises… I quickly direct the lens of my camera, an OM system OM-1 mark II equipped with the super telephoto micro four thirds OM System M. Zuiko 150-600mm, towards the heron. The super tele, whose maximum focal length if compared to the 35mm format is equal to 1200mm, allows me to keep a certain distance from the subject during shooting and not let it escape. The heron in front of me continues quietly to probe the bottom of the canal with its paws in search of possible prey. It feeds mainly on amphibians, aquatic invertebrates, fish and small mammals.

Then suddenly I see the heron stop and direct its attention to a precise point in front of it.

With quick timing he launches the attack.

He sticks his head underwater and reappears with a small fish held inside his yellow beak.

Among the birds belonging to the family of the herons in my area it is easy to meet the little egret (Egretta garzetta).

How to distinguish a greater white heron from an egret?

Simple. In addition to the size, the greater white heron is larger than the little egret, in fact the great white heron has a height of about 80-90 cm while the little egret is smaller, about 50-60 cm tall, you can to observe the color of their beak, generally yellow in the case of the great white heron, black in the case of the little egret. The color of the feet in these two species of birds is also different, we have black legs and feet in the case of the great white heron, black legs but yellow feet in the case of the little egret.

As I pointed out, for the shooting of these images I used a camera body and lens from the OM System, the OM-1 mark II equipped with the super telephoto micro four thirds OM System M. Zuiko 150-600mm F5.0-6.3 Sync IS. As a fan of nature and sports photography, I find this camera-lens combination in my case excellent. The image stabilization in the functional combination of these two elements can reach 7 stops and this allows me to photograph subjects with a low shutter speed, consequently giving me the opportunity to have a smaller aperture, low ISO and a greater depth of field at the time of shooting. From my brief experience using this 150-600mm super telephoto lens it seems to me that the best results from the point of view of image definition I am sticking to them with shots with an aperture around f10. I’m also able to see that even in the case of moving subjects the combination is super… super fast to focus on subjects and track their movements.

Altri articoli che ho pubblicato sugli Ardeidi

Una garzetta a pesca: https://www.romio.family/2023/12/27/una-garzetta-a-pesca/

Passeggiando lungo le vie di Costabissara

Passeggiando lungo le vie del mio paese, il comune di Costabissara in provincia di Vicenza, con un po’ di attenzione non è difficile scorgere fra i rami degli alberi un piccolo passeriforme, di dimensioni intorno ai 12 cm,  dai colori sgargianti: il cardellino (nome scientifico Carduelis carduelis).

Il suo piumaggio lo rende immediatamente identificabile: maschera del viso color rosso sangue, testa nera all’apice e bianca ai lati, ali nere con banda gialla.

Questo uccellino si nutre principalmente di semi e quindi per la sua localizzazione è bene prestare attenzione a quelle piante che gli offrono il cibo di cui nutrirsi.

È il caso ad esempio del liquidambar styraciflua, noto anche come albero della gomma dolce, un albero originario del Nord America e presente anche nel nostro comune di Costabissara, un albero molto apprezzato per la sua bellezza e per i suoi splendidi colori autunnali simili a quelli dell’acero.

I frutti del liquidambar sono sferici, prima verdi e poi marroni, e contengono al loro interno i semi di cui il cardellino ama nutrirsi. Questi frutti rimanendo a lungo sulla pianta costituiscono anche nel periodo invernale una importante fonte di nutrimento per molti tipi di uccelli.

Il suo becco corto, appuntito e robusto gli permette di forare i semi di cui si nutre. Nel cardellino il dimorfismo sessuale è facilmente riconoscibile. La mascherina rossa sul viso del maschio va oltre l’occhio mentre nella femmina non supera la sua metà. 

Il suo nome, cardellino, è tratto dal nome della pianta, dei semi della quale ama nutrirsi: il cardo.

Rimanendo nella tradizione, ed in particolare nella tradizione cristiana, si dice che la corona di spine posta sul capo di nostro Signore Gesù, al momento della crocifissione, fosse costituita dai rami irti di spine di questa pianta, il cardo. Un cardellino preso a compassione si adoperò per togliere le spine conficcatesi nella fronte di Gesù;  il sangue di Cristo impregnò le piume del viso del cardellino conferendogli da quel momento il caratteristico colore rosso sangue della sua maschera facciale.

Per la ripresa di queste immagini ho utilizzato la seguente attrezzatura fotografica:

Macchina fotografica: OM System OM-1 mark II

Obiettivi: OM SYSTEM M. Zuiko Digital 150-600mm F5.0-6.3 IS

Nel Comune di Costabissara, in provincia di Vicenza,  è giunto l’ibis sacro

Ibis sacro in volo. Costabissara, 27 12 2024. Foto Maurizio Romio

Solo pochi anni fa il posto più vicino, nel mio caso,  dove poter vedere questo uccello era il Delta del Po.

Ibis sacro. Delta del Po, 25 10 2023. Foto Maurizio Romio

Ora invece alcuni esemplari di ibis sacro li ho fotografati nei pressi della mia abitazione, nel comune di Costabissara.

Gruppo di Ibis sacro. Costabissara, 27 12 2024. Foto Maurizio Romio

Ibis è il nome comune di alcuni tipi di trampolieri appartenenti al sottordine delle Cicogne.

Ibis sacro, Costabissara, 27 12 2024. Foto Maurizio Romio

Diffuso in Africa l’ibis era particolarmente comune nella valle del Nilo ora scomparso da questo habitat.

Un tempo gli antichi Egizi pensavano che l’ibis fosse propiziatorio per le piene del fiume Nilo, molto importanti per l’economia dell’antico Egitto. Quando gli ibis raggiungevano l’Egitto significava che le piene del fiume Nilo erano imminenti. Ecco perché l’ibis era considerato un uccello propiziatorio e sacro. Inoltre si riteneva che la sua presenza contrastasse la proliferazione dei serpenti, animali pericolosi per coloro che lavoravano nei campi.

Ibis sacro in volo. Delta del Po, risaie località Ca’ Mello-Porto Tolle, 25 10 2023. Foto Maurizio Romio

L’ibis sacro è lungo una settantina di centimetri compresa la coda; testa e collo sono privi di penne e sono di un colore nero intenso.  

Un ibis sacro adulto trattiene con il becco una rana; Delta del Po, risaie località Ca’ Mello, Porto Tolle, 25 10 2023. Foto Maurizio Romio

L’ Ibis vive in zone umide ricche di corsi d’acqua. Si nutre di crostacei, molluschi, rettili, insetti, pesci e rane.

I giovani ibis, a differenza degli adulti, hanno il collo e il capo ricoperte da piume bianco nere.

Giovane esemplare di ibis sacro. Delta del Po, 25 10 2023. Foto Maurizio Romio
Ibis sacro. Delta del Po, 25 10 2023. Foto Maurizio Romio
Coppia di ibis sacro. Si noti l’anello giallo per la lettura a distanza e il suo riconoscimento. Delta del Po, risaie località Ca’ Mello-Porto Tolle, 25 10 2023. Foto Maurizio Romio

Le dita anteriori dell’ibis sono collegate da una membrana, mentre il dito posteriore è libero.

Una caratteristica di questo uccello è che presenta nella parte inferiore dell’ala un lembo di pelle nuda priva di piume e di color rosso.

Ibis sacro in volo. Costabissara, 27 12 2024. Foto Maurizio Romio
Quello che può sembrare uno scatto in sequenza in realtà è un singolo scatto che riprende tre ibis distinti. Delta del Po, 25 10 2023. Foto Maurizio Romio

Altri ibis in generale li possiamo trovare ad esempio nell’America tropicale, come l’ibis rosso (Guara guara) dal piumaggio vermiglio; nell’Africa orientale e settentrionale ed in Arabia vive l’ibis eremita (Comatibis eremita), così chiamato perché ama vivere in luoghi isolati, più grande dell’ibis sacro e dal piumaggio nero lucente.

Nella foto un raro esemplare di mignattaio (Plegadis falcinellus) fotografato in data 06 07 2024 nelle risaie di Ca’ Mello, Porto Tolle. Un ibis che generalmente vive nelle zone umide del Mar Nero. (Foto Maurizio Romio)

Per la ripresa di queste immagini ho utilizzato la seguente attrezzatura fotografica:

Macchina fotografica:

Olympus E-M10 Mark III

OM System OM-1 Mark II

Obiettivi:

OLYMPUS M.Zuiko ED 100-400mm F5.0-6.3 IS

OM SYSTEM M. Zuiko Digital 150-600mm F5.0-6.3 IS


Giornata dedicata al birdwatching nel Delta del Po. Fotografata una rara nutria albina.

Da poco ho aggiunto al mio corredo fotografico il recente teleobiettivo della OM System, l’M. Zuiko 150-600mm 5.0-6.3 IS.

Un teleobiettivo, il 150-600mm, con spiccate peculiarità per l’avifauna e quindi mi son detto: “Perché non provarlo direttamente nel suo ambiente più naturale, nel parco naturale del Delta del Po?”

Pubblico quindi di seguito una serie di immagini frutto di questi primi approcci all’uso di questo zoom super tele micro quattro terzi 150-600mm della OM System che, nel formato 35 mm, equivale ad un teleobiettivo 300-1200mm.

Come corpo macchina fotografica ho usato la mia fidata Olympus E-M10 Mark III.

Dal punto di vista meteorologico la giornata dedicata al test presenta una foschia diffusa, una condizione che si presenta di frequente nel mese di novembre, e quindi, “fotograficamente” ci si deve sintonizzare su questa linea d’onda, cercando di cogliere negli scatti ciò che in questo periodo la natura e i suoi “residenti”  offrono in termini di colori, situazioni e atmosfera.

Nel corso della giornata ho avuto occasione di scattare alcune immagini ad un rapace molto comune in questi luoghi del Delta del Po, la Poiana comune, nome scientifico  Buteo buteo Linnaeus, 1758.

Osservando la Poiana comune nel suo ambiente naturale ho potuto cogliere alcuni aspetti dei suoi momenti di caccia.

Eccola ritratta appoggiata su un punto di osservazione dominante dal quale osserva l’ambiente circostante pronta a scattare verso una possibile preda.

Nelle due immagini che seguono invece possiamo notare una poiana comune nascosta fra l’erba mentre scruta la folta vegetazione di un piccolo corso d’acqua.

Oppure la possiamo cogliere in volo lungo le sponde di un argine

Nell’immagine seguente vediamo una poiana ferma a terra in un punto dove il colore marrone predominante del suo piumaggio si mimetizza con il colore dell’ambiente circostante (click sull’immagine per ingrandire)

Altre immagini che ho scattato nel corso della giornata che ho dedicato al birdwatching.

Fotografata una rara nutria albina

In natura incontrare una nutria selvatica albina è molto raro. L’albinismo è una mutazione genetica poco presente nel regno animale e consiste nell’assenza della melanina, la sostanza che dà colore alla pelle, ai capelli e agli occhi con lo scopo di proteggere questi organi dalla luce solare.

Per questo motivo chi presenta questa forma di anomalia genetica è più a rischio di sopravvivenza, sia perché meno difeso difronte alle malattie e sia perché l’animale albino che vive in natura è più vulnerabile ai suoi predatori data la sua poca mimetizzazione nell’ambiente in cui vive. 

Ecco perché in natura è estremamente raro incontrare un animale selvatico albino.

Nutria albina – Delta del Po – località Porto Tolle (foto Maurizio Romio)
Nutria albina – Delta del Po – località Porto Tolle (foto Maurizio Romio)

Per la ripresa di queste immagini ho utilizzato la seguente attrezzatura fotografica:

Macchina fotografica: Olympus E-M10 Mark III

Lente: Teleobiettivo OM SYSTEM M.Zuiko Digital ED 150-600mm F5.0-6.3 IS 

Luoghi dello scatto: Sacca degli Scardovari – Porto Tolle (Rovigo)

Un cordiale saluto ai visitatori del blog. Maurizio Romio

Vita notturna nel delta del Po. I gufi, le civette e i barbagianni sono i signori della notte nel delta del Po

In occasione delle vacanze estive di agosto 2024, trascorse nel delta del Po, ho avuto occasione di incontrare e fotografare alcune specie di rapaci notturni, i veri padroni delle notti di questo ambiente naturale, unico ed esclusivo. Uccelli dei quali spesso nel corso delle notti si sente il loro canto ma che raramente si riescono a vedere.

Di seguito alcune mie brevi annotazioni che accompagnano le immagini. Per una migliore visione fare un singolo click sulle foto per ingrandirle

Gufo comune (Asio otus)

Osservando le immagini possiamo notare che le piume striate color marrone del gufo comune costituiscono un piumaggio mimetico ideale per questo rapace notturno. Il corpo del gufo ripreso in alcune delle seguenti foto lo si può visivamente interpretare come una naturale continuazione del paletto di legno sul quale appoggia.

Quando la decodificazione del suono diventa un importante strumento di caccia

Altra cosa che possiamo notare è la particolare conformazione del viso di questi rapaci notturni.

Presentano un viso rotondo quasi piatto simile ad una parabola satellitare. Questa particolare conformazione del viso aiuta ad esempio il gufo a far convergere i suoni su di sé ed indirizzarli verso i suoi organi uditivi. Attraverso le orecchie poste sulla sommità della testa il gufo, nel buio della notte, riesce a determinare le coordinate del punto di provenienza della fonte del suono, come può essere quello di una sua ipotetica preda ed indirizzarsi, volando nel buio, verso di essa. Un po’, se vogliamo, è come avere un metal detector in azione, più aumenta il suono più significa che siamo in prossimità e in direzione del nostro obiettivo.

Nella foto di seguito riprodotta si possono notare le grandi orecchie di cui è dotato il gufo.

Un gufo si sta preparando alla caccia . Video

Nel video seguente si può assistere al momento della preparazione del gufo allo spiccare in volo nel buio in direzione della preda.

Dopo un po’ il gufo ritorna con la sua preda fra gli artigli e può iniziare il suo pasto.

Nell’equilibrio della natura questi rapaci cibandosi molto spesso di ratti e topi svolgono un importante ruolo nel contenimento di questi roditori. Se pensiamo al tema della collaborazione nel mondo animale fra specie diverse spesso in passato, per questo loro importante ruolo, in prossimità delle fattorie venivano riservati ad alcune specie di rapaci dei sicuri rifugi dove poter trascorrere il loro tempo e nidificare. In cambio di questa accoglienza questi uccelli tenevano lontane alcune specie di animali considerate “pericolose” per l’uomo come appunto ratti, topi e serpenti.

Divieto di caccia ai rapaci sembra suggerire il gufo ritratto nella foto

La Civetta (Athene noctua)

La civetta (Athene noctua) ritratta nella foto è accovacciata seminascosta ai bordi della strada lungo la quale può trovare di cui nutrirsi. La civetta ha una dieta che può includere insetti, vermi, piccoli uccelli e mammiferi.

Presenta degli occhi con un giallo brillante.

Il nome scientifico “Athene noctua” si ricollega ad Atena, una delle più importanti divinità dell’antica religione greca. La civetta era uno dei simboli sacri di questa dea.

I caratteristici occhi della civetta, di un color giallo luminoso, attraverso i quali può vedere nell’oscurità, sono indice di saggezza, simbolo del saper vedere le cose nei momenti più bui, del saper vedere quello che normalmente non vediamo e, per rimanere in tempi più attuali, dell’andare oltre al  “WYSIATI”, abbreviazione di “What you see is all there is”, al “Quello che si vede è l’unica cosa che c’è”, termine riportato nel libro dal titolo “Pensieri lenti e veloci” dall’autore Daniel Kahneman, psicologo israeliano, vincitore nel 2002 del premio Nobel per l’economia assieme a Vernon Smith.

Barbagianni (Tyto alba)

Il barbagianni, ma quanto bello e dolce è il barbagianni.

Con il suo viso rotondo a forma di cuore e gli occhi neri dall’espressione dolce il termine rapace, così come noi lo interpretiamo, poco gli si addice.

I suoi artigli però incutono rispetto.

Con sincerità, mentre ero intento a fotografare un gufo appollaiato, devo ammettere che vedermi arrivare verso di me, fino a giungere a pochi metri di distanza, questa “immagine bianca vagante” sbucata dal buio, mi ha fatto prendere una grossa paura.

Questo elegante uccello nel piumaggio si presenta con un dorso dorato e una parte inferiore bianca, particolari che, uniti al viso a forma di cuore, lo rendono ben identificabile.

Anche per lui così, come per molte specie di rapaci, il suo amore per la caccia lungo i fossati posti ai bordi delle strade lo rende vulnerabile agli incidenti stradali.

Questo è stato il mio primo incontro con questi rapaci notturni

Un incontro del quale sono rimasto entusiasta.

Gufetto nella notte con “lacrima”

Per la ripresa di queste immagini ho utilizzato la seguente attrezzatura fotografica:

Macchina fotografica: Olympus E-M10 Mark III

Obiettivi: Olympus M.Zuiko 40-150mm F2.8 PRO

Luoghi dello scatto: Sacca degli Scardovari – Porto Tolle (Rovigo)

Un cordiale saluto ai visitatori del blog

Gruccione in volo nel Delta del Po

Il gruccione è un bellissimo uccello insettivoro che ogni anno raggiunge alcune aree della nostra penisola italiana durante i mesi estivi. Si tratta dell’uccello più colorato che si può osservare nel nostro continente europeo.

La specie giunge nel nostro Paese tra la fine di aprile e l’inizio di maggio, per ripartire ad agosto inoltrato verso l’Africa.

I gruccioni amano i luoghi con spazi naturali aperti nei pressi di cespugli, alberi e tralicci e vicino a corsi d’acqua.

Golosi di api, vespe e calabroni si nutrono di insetti catturati in aria con sortite in volo da punti di partenza costituiti da rami o linee elettriche.

I gruccioni sono monogami per tutta la loro vita e vivono mediamente 6 anni.

Una particolarità del gruccione è il modo con cui realizza i nidi. Difatti questi ultimi vengono realizzati costruendo dei cunicoli, che possono arrivare anche ad una lunghezza di alcuni metri, su pareti o sponde argillose o sabbiose.

(foto entrata di un nido di gruccione)
(avvicinamento del gruccione al nido)

La femmina depone dalle 5 alle 8 uova. Entrambi i sessi si occupano della cova, che dura circa 20 giorni. Di solito la specie effettua una covata l’anno.

I pulcini rimangono in fondo al cunicolo del nido per circa un mese e successivamente, alternandosi gli uni con gli altri, si spingono lungo il cunicolo del nido per ricevere il cibo. Nel mese di luglio i giovani escono all’aperto ed iniziano a volare restando però sempre nei pressi del loro nido all’interno del quale trascorrono la notte. I piccoli continuano comunque ad essere nutriti dai genitori fino a quasi il momento della migrazione verso l’Africa subsahariana che avverrà nei mesi di agosto settembre.

Il riconoscimento degli esemplari giovani rispetto ai gruccioni adulti lo si può notare osservando la coda: le penne della coda dei giovani sono di lunghezza simile, mentre negli adulti le penne direzionali centrali sono più lunghe.

Il gruccione ha un volo ondulato con rapide battute d’ala e a volte inframezzato con brevi momenti, di volo, ad ali raccolte che lo portano ad assumere posizioni particolari.

In cielo, nei momenti di caccia, il gruccione lo si può vedere veleggiare elegantemente simile ad un aquilone dai mille colori sgargianti.

Bee-eater in flight in the Po Delta

The bee-eater is a beautiful insectivorous bird that reaches some areas of our Italian peninsula every year during the summer months. It is the most colorful bird that can be observed on our European continent.

The species arrives in our country between the end of April and the beginning of May, before leaving to Africa in August-September.

Bee-eaters love places with natural open spaces near bushes, trees and trellises and near streams.

Greedy of bees, wasps and hornets feed on insects captured in the air with sorties in flight from starting points made up of branches or power lines.

Bee-eaters are monogamous throughout their lives and live on average 6 years.

A peculiarity of the bee-eater is the way it builds its nests. In fact, the latter are created by building tunnels, which can even reach a length of several metres, on clay or sandy walls or banks.

The female lays 5 to 8 eggs. Both sexes take care of the brooding, which lasts about 20 days. The species usually has one brood per year.

The chicks remain at the bottom of the nest tunnel for about a month and then, alternating with each other, push themselves along the nest tunnel to receive food. In the month of July the young go out into the open air and begin to fly, but always remain near their nest where they spend the night. However, the young continue to be fed by their parents until almost the moment of migration towards sub-Saharan Africa which will take place in the months of August and September.

The recognition of young specimens compared to adult bee-eaters can be seen by observing the tail: the tail feathers of juveniles are of similar length, while in adults the central directional feathers are longer.

The bee-eater has an undulating flight with rapid wing beats and sometimes interspersed with short moments of flight with gathered wings which lead it to assume particular positions; in the sky, during hunting moments, the bee-eater can be seen sailing elegantly similar to a kite with a thousand bright colours.

Photographic equipment used for shooting the images published in this post:

Camera: Olympus E-M10 Mark III

Lens:

Olympus M.Zuiko ED 40-150mm F2.8 PRO

Olympus M.Zuiko 100-400mm F5.0-6.3 + MC-20

Shooting locations: Sacca degli Scardovari – Porto Tolle (Rovigo)

Attrezzatura fotografica usata per le riprese delle immagini pubblicate in questo post:

Macchina fotografica: Olympus E-M10 Mark III

Obiettivi:

Olympus M.Zuiko ED 40-150mm F2.8 PRO

Olympus M.Zuiko 100-400mm F5.0-6.3 + MC-20

Luoghi dello scatto: Sacca degli Scardovari – Porto Tolle (Rovigo)

Una garzetta a pesca

Livrea bianca, becco e zampe nere, piedi gialli, una garzetta in attesa di una battuta di pesca lungo le sponde della Sacca degli Scardovari a Porto Tolle (RO). (Cliccare sulle immagini per ingrandirle sullo schermo)

Garzetta (Egretta garzetta)
Foto Maurizio Romio. Data scatto: 23 dicembre 2023. Località: Santa Giulia, Porto Tolle, Italia. Fotocamera Olympus OM-D E-M10 III + M.Zuiko 100-400 f5.0-6.3, ƒ/6.3, 1/3200 sec., 400 mm, efov 800 mm, ISO 500, crop. (Cliccare sulle immagini per ingrandirle sullo schermo) – (cliccare sulla foto per ingrandirla)

Nome scientifico “Egretta garzetta”

Una garzetta a pesca lungo le sponde della Sacca degli Scardovari.

Garzetta (Egretta garzetta)

E’ bello osservare la tecnica di pesca di questi uccelli. Con un movimento vibratorio della gamba smuovono il fondo per localizzare le prede, aiutandosi con le ali aperte per meglio localizzarle visivamente, per poi catturarle  con un repentino colpo di becco.

Garzetta (Egretta garzetta)
Foto Maurizio Romio. Data scatto: 23 dicembre 2023. Località: Santa Giulia, Porto Tolle, Italia. Fotocamera Olympus OM-D E-M10 III + M.Zuiko 100-400 f5.0-6.3, ƒ/6.3, 1/3200 sec., 400 mm, efov 800 mm, ISO 500, crop.

Nelle immagini seguenti si può notare il candido piumaggio della garzetta. (Cliccare sulle immagini per ingrandirle sullo schermo)

Durante il periodo riproduttivo, aprile-maggio,  sul capo, sul petto e nella zona scapolare compaiono  soffici e candide penne ornamentali.

Garzetta (Egretta garzetta) con il piumaggio ornamentale.
Foto Maurizio Romio. Data scatto: 11 aprile 2023. Località: Santa Giulia, Porto Tolle, Italia. Fotocamera Olympus OM-D E-M10 III + M.Zuiko 100-400 f5.0-6.3 + M.Zuiko MC-20, ƒ/14, 1/500 sec., 800 mm, efov 1600 mm, ISO 320, crop

In passato le piume di questi uccelli erano molto richieste nel mondo della moda come ornamento e le garzette, a causa di una caccia indiscriminata, soprattutto concentrata nel periodo di maggior splendore delle loro piume coincidente con il periodo riproduttivo,  hanno rischiato l’estinzione.

Garzetta (Egretta garzetta) con verme.

Con l’introduzione di leggi per la loro salvaguardia negli anni questa specie ha potuto tornare ad espandersi e oggi la garzetta è considerata come specie a rischio minimo di estinzione.

La garzetta si nutre in particolare di piccoli pesci, rane, vermi, gamberi, molluschi.

Garzetta (Egretta garzetta) con verme.
Foto Maurizio Romio. Data scatto: 11 aprile 2023. Località: Santa Giulia, Porto Tolle, Italia. Fotocamera Olympus OM-D E-M10 III + M.Zuiko 100-400 f5.0-6.3 + M.Zuiko MC-20, ƒ/14, 1/250 sec., 800 mm, efov 1600 mm, ISO 500, crop