Il 6 gennaio come da tradizione arriva… la Befana, la Stria.
Ecco una filastrocca, in dialetto veneto, che descrive il suo arrivo: La Befana vien de note con le scarpe tute rote, col vestito da romana, la Befana zé… me mama.
(La Befana vien di notte, con le scarpe tutte rotte, con il vestito da romana, la Befana è… mia mamma).
Racconta mia madre che ai suoi tempi pochi erano i bambini che credevano che la Befana potesse essere la loro mamma.
La tradizione vuole che la Befana lasci appesa, accanto al camino, una calza con dentro dolci o carbone rispettivamente per i bambini che si sono comportati bene oppure male.
Un tempo dentro la calza si trovavano mele, noci, nocciole, “caròbole” (carrube) e stracaganasse (castagne secche). I nostri nonni e bisnonni chiamavano questo “preparato” di frutta “il burièlo”.
Babbo Natale, con la slitta carica di doni, ha iniziato a fermarsi nelle nostre famiglie, in maniera capillare, circa trent’anni fa.
Prima della sua venuta c’era solamente la Befana che portava i doni ai bambini, doni limitati spesso al solo contenuto della calza appesa sul camino il giorno dell’ Epifania.
…quanta gioia recava un tempo il passaggio della Befana!
Riguardo alle tradizioni popolari vicentine del Natale e dell’Epifania segnalo il seguente link della Biblioteca Bertoliana: www.bibliotecabertoliana.it/biblionauta/2007/06_01_2007.pdf
(n.d.a.) Complimenti a Silvia per la bella Befana realizzata che appare nella foto.